Dieci tartarughe spiaggiate in soli due giorni
Tutti gli esemplari hanno considerevoli dimensioni: il più grande misura oltre 80 centimetri
martedì 2 giugno 2015
11.58
Bollettino di guerra per il mare: in soli due giorni, in 80 chilometri di costa, da Monopoli a Barletta, ha portato sulla battigia dieci tartarughe della specie caretta caretta. Tutti gli esemplari hanno considerevoli dimensioni: il più grande misura oltre 80 centimetri di lunghezza carapace.
Secondo il centro di recupero tartarughe marine di Molfetta le cause della mortalità sono molteplici ma la più incidente è senza dubbio l'annegamento, come rilevato da una prima valutazione necroscopica. Tale tesi è avvallata dal prolasso cloacale presente su quasi tutti gli esemplari. Sui vari luoghi di spiaggiamento sono intervenuti gli attivisti del centro molfettese, i militari delle locali Capitanerie di Porto, i veterinari ASL e le Polizie Locali.
Secondo Pasquale Salvemini, del WWF e responsabile del centro di recupero tartarughe marine di Molfetta, su nessuno degli esemplari sarà possibile effettuare esami autoptici. Questo a causa dell'avanzato stato di decomposizione nel quale sono stati ritrovati e dai quali si può dedurre che la morte è quasi sicuramente avvenuta diverse settimane addietro. Sulle tartarughe sono state comunque effettuate le misurazioni di routine e, laddove è stato possibile, è stata effettuata una biopsia cutanea per studi genetici.
Per Pasquale Salvemini si tratta di animali annegati per cause antropiche come la pesca. «I pescatori - ricorda Salvemini - dovrebbero tenere la tartaruga a bordo, coprirla e consegnarla al centro di recupero che, da diversi anni ha operato in operato in diverse campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai pescatori per evitare di arrecare ulteriori danni agli animali che accidentalmente vengono pescati».
«Il centro recupero tartarughe marine e i suoi volontari - conclude - continuano e continueranno ancora ad assolvere a questo impegno di sensibilizzazione e informazione degli operatori della pesca affinché la salvaguardia, la tutela e la giusto comportamento dei pescatori diventino la normalità e non l'eccezione».
Secondo il centro di recupero tartarughe marine di Molfetta le cause della mortalità sono molteplici ma la più incidente è senza dubbio l'annegamento, come rilevato da una prima valutazione necroscopica. Tale tesi è avvallata dal prolasso cloacale presente su quasi tutti gli esemplari. Sui vari luoghi di spiaggiamento sono intervenuti gli attivisti del centro molfettese, i militari delle locali Capitanerie di Porto, i veterinari ASL e le Polizie Locali.
Secondo Pasquale Salvemini, del WWF e responsabile del centro di recupero tartarughe marine di Molfetta, su nessuno degli esemplari sarà possibile effettuare esami autoptici. Questo a causa dell'avanzato stato di decomposizione nel quale sono stati ritrovati e dai quali si può dedurre che la morte è quasi sicuramente avvenuta diverse settimane addietro. Sulle tartarughe sono state comunque effettuate le misurazioni di routine e, laddove è stato possibile, è stata effettuata una biopsia cutanea per studi genetici.
Per Pasquale Salvemini si tratta di animali annegati per cause antropiche come la pesca. «I pescatori - ricorda Salvemini - dovrebbero tenere la tartaruga a bordo, coprirla e consegnarla al centro di recupero che, da diversi anni ha operato in operato in diverse campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai pescatori per evitare di arrecare ulteriori danni agli animali che accidentalmente vengono pescati».
«Il centro recupero tartarughe marine e i suoi volontari - conclude - continuano e continueranno ancora ad assolvere a questo impegno di sensibilizzazione e informazione degli operatori della pesca affinché la salvaguardia, la tutela e la giusto comportamento dei pescatori diventino la normalità e non l'eccezione».