Deriva del Tornado, interviene anche l'Agesci

Franco Magrone in una nota: «Quello che io vedo è un segno di potere»

giovedì 11 maggio 2017
Continua a suscitare aspre polemiche la vicenda dell'installazione della deriva di coda del Tornado pilotato da Franco Vestito presso piazzale Aeronautica Militare a Levante.

Il monumento che per l'Amministrazione comunale ricorda il gesto eroico del Generale giovinazzese (fece in modo che l'aereo precipitasse in mare evitando finisse su un centro abitato, ndr) e i caduti dell'aria, per altri è invece un simbolo di guerra. Nel dibattito si è inserita anche l'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani​ Zona degli Ulivi, attraverso un lungo comunicato stampa firmato dal responsabile Franco Magrone.

«Ho seguito con interesse il dibattito che si è aperto a Giovinazzo - si legge nel corpo del testo firmato dal responsabile Franco Magrone - partendo dalla decisione di collocare la deriva di un aereo Tornado, quale parte del monumento che ricorderà tutti i caduti dell'aria. Due giorni fa mi è capitato di vedere la foto di questa deriva di Tornado ed ho chiesto a due ragazzi di fare altrettanto.

Dopo aver spiegato loro che si trattava del timone di una aereo militare - ha continuato -, ho chiesto di raccontarmi cosa ispirasse loro quella parte di aereo. Mi ha detto la ragazza: "Mi fa pensare alle ali". Il ragazzo invece: "Mi sembra un gioco". Queste risposte mi hanno spiazzato, e da qui è partita questa riflessione da capo scout, che vorrei condividere con voi che leggete.

La vicenda mi ha portato ad immaginare un monumento dedicato al nostro fondatore Baden Powell - scrive ancora Magrone -, che è stato Generale dell'esercito britannico. Cosa sarebbe successo se avessimo ricordato Baden Powell attraverso un monumento composto da un affusto di cannone da 15 libbre oppure con il calcio del fucile a ripetizione LeeEnfield? Due armi di èlite, usate dall'esercito coloniale inglese durante la seconda guerra Boera del 1899.

Sono certo - è l'auspicio - che tutto il mondo dello scoutismo si sarebbe sollevato indignato. Eppure Baden Powell era stato uno degli eroi di quella guerra, acclamato al ritorno in patria dopo la resistenza a Mafeking e nominato generale. Evidentemente il valore, lo spirito, la testimonianza di Baden Powell non può essere simbolicamente rappresentata attraverso "una parte di arma da guerra".

Si trova scritto nel nostro testo di riferimento sulla educazione alla fede: "Il simbolo è qualcosa di concreto che può rimandare non solo all'oggetto rappresentato, ma anche e soprattutto ad una situazione, ad un sentimento o ad un valore concettualmente affine all'oggetto stesso". Il valore dell'opera di Baden Powell, che nel 1938 gli valse la candidatura a Premio Nobel per la Pace, non è "concettualmente affine" a parti di arma da guerra.

Ed è su questo aspetto che io trovo un primo nodo - spiega ancora Magrone -: credere che la deriva di un aereo e non di un aereo qualsiasi, possa essere simbolo di valori come l'altruismo, l'abnegazione, il sacrificio. In Italia, il Tornado è il veicolo di combattimento punta di lancia della Aviazione Militare Italiana. Costa, come direbbe don Tonino, quanto un ospedale. Il battesimo del fuoco è avvenuto in occasione dell'operazione Desert Storm nel 1991 durante la prima guerra del golfo.

Ecco, basterebbe associare il Tornado alla Guerra del Golfo - si legge nella nota - per evitarne il contatto anche solo visivo. Il Tornado, uno degli oscuri ambasciatori del cielo della dottrina di Bush: la guerra preventiva. Quanta sofferenza ha creato e crea ancora nel cuore del mondo, la guerra preventiva? Quanto don Tonino e noi con lui, abbiamo invocato per fermare quella guerra che ha generato e continua a generare, mostri.

Mi spiace che le parole di un profeta di pace come don Tonino dell'Olio non siano state ascoltate - sottolinea Magrone -, come quelle miti della Presidenza della Azione Cattolica. Non un solo dubbio sembrano aver generato la forza della profezia e la mitezza. Si è deciso che solo un racconto potesse narrare la deriva di un Tornado e che tutti gli altri andassero ripiegati come le 24 bandiere della pace.

Tutto questo mi fa pensare che quella deriva non può essere un simbolo, ma un segno. Il segno è diretto, rimanda subito al suo significato. Quello che io vedo - è la presa di posizione netta - è un segno di potere. Il nostro potere di varcare i cieli a velocità di 1.480 chilometri orari, di dominare l'aria con i prodigi della tecnologia, che adornati di 2 cannoni calibro 27 mm e nuovi missili antinave Kormoran e Storm Shade Shadow, diventano la forza a cui affidare la nostra sicurezza.

Scriveva don Tonino: "Il grande esodo che oggi le nostre comunità cristiane sono chiamate a compiere è questo: abbandonare i recinti di una sicurezza garantiti dalla forza per abbandonarsi, sulla parola del Signore, alla apparente inaffidabilità della non violenza attiva". Due parole, potere e prodigio ne manca una terza, l'ha declinata don Tonino dell'Olio: profitto.

Vorrei ringraziare il Generale Franco Vestito - conclude Magrone - perché il suo gesto di coraggio ed altruismo, gli ha conferito il potere di rimettere al centro del dibattito sulla città il tema della Pace».