Depalma e la vecchia Giunta: imputazione coatta per abuso d'ufficio
Il sindaco e il suo vice Sollecito, tra gli altri, sono accusati del demansionamento del dirigente comunale Turturro
giovedì 24 febbraio 2022
12.49
Per Tommaso Depalma c'è una nuova grana da sbrigare, e stavolta non riguarda le gare per l'affidamento di aree per la realizzazione di spiagge libere con servizi. Il Tribunale di Bari ha disposto l'imputazione coatta per un presunto abuso d'ufficio nei confronti, fra gli altri, del sindaco e del suo vice Michele Sollecito.
Il giudice per le indagini preliminari, Anna Perrelli, martedì scorso ha infatti respinto la richiesta della Procura della Repubblica di Bari di archiviazione per abuso d'ufficio nei confronti del primo cittadino, del suo vice e di altre quattro persone che, all'epoca dei fatti, componevano la giunta a Palazzo di Città: gli ex assessori comunali Elio Sannicandro, attualmente a capo dell'Asset, Salvatore Stallone, Marianna Paladino e Antonia Pansini) ai danni del dirigente Vincenzo Turturro.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto che il pubblico ministero formuli l'imputazione coatta nei confronti di Depalma e dei componenti della precedente giunta comunale entro 10 giorni. I fatti contestati risalgono agli anni 2014-2017 quando l'architetto Turturro, all'epoca dirigente del settore Gestione del Territorio, dopo essersi opposto ai lavori di ampliamento della discarica (secondo quanto denuncia la parte offesa, nda), fu trasferito al Patrimonio e Servizi Istituzionali.
Dalla sua denuncia era nata l'inchiesta del pubblico ministero Baldo Pisani che, il 29 gennaio 2018, aveva chiesto i sette rinvii a giudizio. Per Depalma e Favuzzi il giudice dell'udienza preliminare Marco Galesi, il 27 febbraio 2020, aveva disposto il rinvio a giudizio per il reato di violenza privata, mentre aveva escluso l'abuso d'ufficio, reato, quest'ultimo, per cui fu disposta la trasmissione degli atti al pm «perché il fatto è diverso da come descritto nella richiesta di rinvio a giudizio».
Riavuti gli atti, la Procura della Repubblica di Bari aveva chiesto l'archiviazione, ma Turturro si era opposto, ottenendo infine ragione dalla gip Perrelli secondo cui «il danno arrecato al Turturro - è scritto - va individuato nella revoca dell'incarico di dirigente del settore comunale Gestione del Territorio con assegnazione al settore Patrimonio e Servizi Istituzionali». Una «lesione della posizione giuridica» avvenuta con «le determine sindacali» e la «delibera di giunta n. 94 del 2015».
Proprio questa delibera avrebbe, sempre secondo la gip, causato la «sottrazione delle competenze» e «completato il disegno vessatorio e discriminatorio posto in essere nei confronti della persona offesa» che l'ha vista, prima «spostata in un ufficio privo di scrivanie» e poi ad occuparsi del rilascio di carte d'identità».
Il giudice per le indagini preliminari, Anna Perrelli, martedì scorso ha infatti respinto la richiesta della Procura della Repubblica di Bari di archiviazione per abuso d'ufficio nei confronti del primo cittadino, del suo vice e di altre quattro persone che, all'epoca dei fatti, componevano la giunta a Palazzo di Città: gli ex assessori comunali Elio Sannicandro, attualmente a capo dell'Asset, Salvatore Stallone, Marianna Paladino e Antonia Pansini) ai danni del dirigente Vincenzo Turturro.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto che il pubblico ministero formuli l'imputazione coatta nei confronti di Depalma e dei componenti della precedente giunta comunale entro 10 giorni. I fatti contestati risalgono agli anni 2014-2017 quando l'architetto Turturro, all'epoca dirigente del settore Gestione del Territorio, dopo essersi opposto ai lavori di ampliamento della discarica (secondo quanto denuncia la parte offesa, nda), fu trasferito al Patrimonio e Servizi Istituzionali.
Dalla sua denuncia era nata l'inchiesta del pubblico ministero Baldo Pisani che, il 29 gennaio 2018, aveva chiesto i sette rinvii a giudizio. Per Depalma e Favuzzi il giudice dell'udienza preliminare Marco Galesi, il 27 febbraio 2020, aveva disposto il rinvio a giudizio per il reato di violenza privata, mentre aveva escluso l'abuso d'ufficio, reato, quest'ultimo, per cui fu disposta la trasmissione degli atti al pm «perché il fatto è diverso da come descritto nella richiesta di rinvio a giudizio».
Riavuti gli atti, la Procura della Repubblica di Bari aveva chiesto l'archiviazione, ma Turturro si era opposto, ottenendo infine ragione dalla gip Perrelli secondo cui «il danno arrecato al Turturro - è scritto - va individuato nella revoca dell'incarico di dirigente del settore comunale Gestione del Territorio con assegnazione al settore Patrimonio e Servizi Istituzionali». Una «lesione della posizione giuridica» avvenuta con «le determine sindacali» e la «delibera di giunta n. 94 del 2015».
Proprio questa delibera avrebbe, sempre secondo la gip, causato la «sottrazione delle competenze» e «completato il disegno vessatorio e discriminatorio posto in essere nei confronti della persona offesa» che l'ha vista, prima «spostata in un ufficio privo di scrivanie» e poi ad occuparsi del rilascio di carte d'identità».