Da San Girolamo a Giovinazzo: blitz contro gli Arciuli

Una scalata sulla scia del controllo del porto cittadino fermata dalla Compagnia di Molfetta

lunedì 27 luglio 2015 19.34
Una graduale ascesa. Prima l'arrivo a Giovinazzo, dal quartiere San Girolamo di Bari con ruoli secondari, meramente esecutivi. Poi, sempre più centrali, di comando e di gestione delle attività di pesca nelle acque antistanti il litorale di Giovinazzo e di Santo Spirito, per l'imposizione di somme estorsive ai pescatori.

È così che è stata segnata l'ascesa degli Arciuli. Due i componenti della famiglia destinatari dei provvedimenti restrittivi emessi a conclusione delle indagini sull'omicidio di Gaetano Spera da parte dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta, diretti dal capitano Vito Ingrosso, e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

Dalle indagini degli inquirenti è emersa la progressiva ascesa del 19enne Vito Arciuli e di un 16enne legato da vincoli di parentela e già noto ai database delle forze dell'ordine, che aveva assunto un ruolo di rilievo.

«Era un gruppo emergente - ha detto il colonnello Rosario Castello nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari - facente capo alla famiglia Arciuli» che con furti, incendi e minacce, ma soprattutto attraverso le estorsioni ai pescatori, voleva affermare il proprio predominio lungo il litorale che va da Giovinazzo a Santo Spirito.

Tra i personaggi più noti e pericolosi, secondo gli inquirenti, figura anche il 24enne Gaetano Arciuli, primogenito e già noto alle forze dell'ordine, arrestato lo scorso 28 maggio dai Carabinieri della Compagnia di Bari San Paolo con l'accusa di detenzione abusiva di armi e munizioni.

Nel corso di una perquisizione eseguita presso l'abitazione del giovane, nel quartiere San Girolamo (al cui interno c'era anche il fratello Vito, nda), i militari rinvennero una pistola semiautomatica Star 30 PK, calibro 9, di fabbricazione spagnola, con serbatoio contenente 9 cartucce.

L'arma è stata sottoposta ad accertamenti balistici da parte di personale specializzato del Reparto Investigazioni Scientifiche di Roma che hanno escluso qualsiasi collegamento con l'omicidio di Gaetano Spera, ucciso il 25 marzo scorso proprio con una pistola calibro 9.

«Gaetano Arciuli - ha dichiarato il capitano Ingrosso - è attualmente ristretto in regime di arresti domiciliari», ma gli uomini dell'Arma sono fiduciosi. Ritengono, dopo quattro mesi di indagini, di aver messo le mani su una banda di giovanissimi emergenti particolarmente pericolosa e sfrontata.

«Un gruppo che non si faceva scrupolo di uccidere - ha ricordato il colonnello Castello - per imporre la loro predominanza nel territorio».