D1.1, stoccata di Vincenzo Camporeale. Michele Sollecito non ci sta e precisa

Ancora posizioni differenti e dibattito aperto sulle vicende legate alla zona artigianale

sabato 18 luglio 2020 05.30
A cura di La Redazione
Lo avevamo definito in un nostro articolo "un nervo scoperto" e tale resta. Tale, perché alimenta attacchi, risposte, repliche, controrepliche ed accende sempre malumori, poiché si tratta di una vicenda in ogni caso dolorosa, che ha coinvolto e coinvolge decine di famiglie.
Si tratta della maglia urbana D1.1, conosciuta come zona artigianale, oggi ancora oggetto di un procedimento penale e che ha visto da un paio di giorni l'inizio dei lavori di messa in sicurezza. Da una parte partiti di opposizione e Osservatorio per la Legalità , che insistono sul tardivo intervento comunale, dall'altra l'Amministrazione pronta a ribadire che ha agito solo quando è stato giuridicamente possibile e che non ci sta a far la parte della "cattiva", visto che col procedimento per "lottizzazione abusiva" non c'entra nulla.
Il Sindaco Tommaso Depalma aveva attaccato con un post che annunciava i lavori, asserendo che gli amministratori non creano illusioni, definendo i suoi avversari politici «pifferai magici spompati». Pifferai che «non molleranno», secondo quanto ironicamente ed amaramente ribattuto dalla Consigliera di PrimaVera Alternativa, Nunzia Fiorentino, che ne aveva messo in dubbio garbo e correttezza istituzionale.
Polemiche chiuse? Neanche a dirlo...
E così il nuovo atto ve lo presentiamo in via integrale. Da una parte il coordinatore dell'Osservatorio per la Legalità e la difesa del Bene Comune, Vincenzo Camporeale, e dall'altro il Vicesindaco, Michele Sollecito, affrontatisi dialetticamente, sottolineiamo con garbo, via web.
Eccovi dunque le due posizioni in campo. A ciascun lettore, la possibilità di farsi una propria idea sulla vicenda su cui la nostra testata intende, fino al termine dei procedimenti in corso, sospendere qualsiasi valutazione.

VINCENZO CAMPOREALE 1 (Osservatorio per la Legalità)

Post apparso su Facebook il 16 luglio a poche ore dalla notizia dell'inizio dei lavori di messa in sicurezza.
«C'è da essere davvero contenti per la decisione della Amministrazione di salvare i residenti della D1.1 dalla polvere e dal fango in cui sono stati condannati a vivere per tantissimi anni.
Ricordo che come OSSERVATORIO, nel 2015, all'indomani dell'intervenuto dissequestro dei lotti di competenza pubblica, chiedemmo che si procedesse quanto prima a sistemare l'illuminazione pubblica e la rete viaria di quel quartiere.
Ci fu risposto che c'erano problemi tecnici legati alla situazione giudiziaria, ma che SOPRATTUTTO, in linea del resto con la scelta del Comune di costituirsi contro, c'era per la D1.1 come una colpa da espiare:
"Ricordiamo all'Osservatorio che le comprensibili ed oggettive istanze di una parte della città si scontrano con i limiti dettati dagli sbarramenti della sentenza e della giustizia nonché e SOPRATTUTTO quelli che sono anche i diritti della restante parte dei cittadini di questa comunità". Si sarebbe potuto fare prima? Certamente sì, ma oggi é giorno di festa! Via con lo champagne!».

VINCENZO CAMPOREALE 2

Il nuovo post di commento alla vicenda del coordinatore Osservatorio Legalità è apparso sui social ieri, 17 luglio: «I lavori di messa in sicurezza della d1.1 (di sicurezza!) potevano e dovevano essere fatti cinque anni fa, quando il Comune era tornato in possesso della proprietà delle strade, dopo l'avvenuto dissequestro.
È andata diversamente, pazienza! Poteva ora bastare, dopo tutto questo tempo, un comunicato limitato al suo primo rigo:
"Sono iniziati i lavori di messa in sicurezza della viabilità della D1.1." Punto. Magari si poteva anche aggiungere "Scusate il ritardo".
Sarebbe stata una cosa ben fatta e seria! Ma anche qui, pazienza!
Quanto a tutto il resto, si può comprendere che questa brutta vicenda della D1.1 offra ad un politico una ghiotta opportunità da sfruttare per raggiungere i propri scopi, personali e di gruppo, sebbene qui siano in gioco i destini di persone e famiglie pesantemente toccate dalla vicenda. Servirebbe un alto senso morale per rinunciare a trarne un vantaggio politico. Servirebbero galantuomini!».

MICHELE SOLLECITO (Vicesindaco di Giovinazzo)

Così si è espresso, sempre attraverso un post Facebook, il Vicesindaco di Giovinazzo e Assessore alla Legalità.
«1. Per replicare a Vincenzo Camporeale (Osservatorio) e Consigliere Nunzia Fiorentino (PVA): non c'è nessuno champagne da stappare, niente da festeggiare. La costruzione della rete stradale, degli impianti di acqua potabile, delle opere di fognatura e delle reti di distribuzione elettrica nella zona D1.1 erano a carico dei Lottizzanti (e non del Comune come si vuol far inopinatamente credere) secondo la Convenzione firmata tra lottizzanti ed Ente nel 2004. A sequestro avvenuto, nel 2010, le opere non sono andate avanti. È falso quanto si riporta in merito alla discussione avvenuta nel 2015 a seguito della sentenza di primo grado. Ciò che all'epoca chiedeva l'Osservatorio non poteva scindersi da una valutazione giuridica complessiva della situazione per non esporre l'Ente a nuovi gravami, questioni così complesse che ancora oggi il coordinatore dell'Osservatorio evita di affrontare pur di dire che Nunc est bibendum.
2. Questa quindi la cronologia: il 24 maggio 2017 è decaduta la convenzione con i lottizzanti. Quindi siamo a ben 2 anni di distanza dalla sentenza di primo grado. Nel frattempo tutte le persone coinvolte nella vicenda avevano proposto appello alla sentenza di primo grado. Il 13 novembre 2018 il Comune ha deliberato la declaratoria di decadenza del piano. Il 27 dicembre 2018 con determina a contrarre (n. 1026 rg) si dà avvio del procedimento di constatazione e verifica della consistenza delle urbanizzazioni riguardanti la lottizzazione D1.1. (rilievo celerimetrico dell'intera area individuando, rispetto al progetto delle urbanizzazioni di cui alla convenzione sottoscritta il 25.05.2004 le opere effettivamente realizzate). L'8 gennaio 2019 veniva affidato questo incarico a studio tecnico, il 23 maggio 2019 la giunta prendeva atto degli elaborati tecnici di consistenza. Medio tempore acquisivamo relazione e documentazione dalla polizia locale sullo stato della viabilità, ci confrontavamo con la Corte d'appello e con nostri legali di fiducia per varare quanto meno una "messa in sicurezza" dell'area per la quale comunque è stata concessa la facoltà d'uso. Da queste premesse (indispensabili) nasce quindi lo studio della messa in sicurezza dell'area, la gara d'appalto e l'attuale consegna del cantiere.
3. Medio tempore la Corte d'appello, il 18 maggio 2020, tramite ordinanza, a pagina 28 ha scritto: «risulta allora conclamata la realizzazione di una lottizzazione abusiva» confermando quindi quanto emerso già in primo grado. L'esito dell'ordinanza riguarda infine il rimando alla Corte Costituzionale in quanto secondo la Corte d'appello la sanzione della confisca appare eccessiva sostanzialmente per due motivi: il primo perché il Comune stesso, in particolare per tramite del suo dirigente coinvolto, aveva contribuito a realizzare una lottizzazione abusiva e dunque sarebbe paradossale che lo stesso Comune incamerasse questi beni con la confisca; il secondo perché anche la CEDU si era espressa sulla proporzionalità di questa sanzione.
Dunque secondo la Corte d'Appello si potrebbe optare per l'adeguamento delle opere, in particolare per quel che eccede la quota riservata alla zona residenziale degli immobili (la quota che va oltre il 25%). E tutti ci auguriamo il miglior epilogo.
4. Quanto deciderà la Corte Costituzionale sarà dirimente in tutti i casi. E dopo la sentenza definitiva è bene che si sappia che riprenderanno i giudizi civili pendenti: già diversi lottizzanti hanno fatto causa al Comune e immagino che altri si aggiungeranno. Alto è il rischio di soccombenza dell'Ente visto che è stato censurato pesantemente l'operato di un dirigente comunale. In questo scenario, tra la doverosa tutela dell'Ente e la giusta attenzione che dobbiamo riservare agli abitanti della zona D1.1, si muove l'attuale Amministrazione comunale che è del tutto terza ed estranea a questa bruttissima vicenda che ha sconvolto il nostro territorio e ha inferto una ferita durissima all'economia cittadina.
Di questo si voleva discutere all'ultimo consiglio comunale ma l'opposizione ha forzato la mano perché il consiglio si svolgesse in modalità "seduta segreta", cercando di intimorire i Consiglieri comunali. Un esponente di spicco di PVA, nonché cognato del dirigente coinvolto in questa vicenda, ha definito le nostre Consigliere "ingenue ragazzotte", intente a leggere pizzini (tipico dei "mafiosi"). E giù commenti anche sessisti dai professionisti della rivoluzione gentile. Noi non ci capacitiamo del fatto che della vicenda più grave che sia mai accaduta a Giovinazzo non se ne possa parlare nella massima assise, o che si debba farlo in modalità "segreta".
Allora saremo in piazza, come sempre senza alcun timore, per raccontare la verità dei fatti».