Cyberbullismo, i consigli dell'esperta
Dopo la morte di un 26enne ci scrive Paola Corsignano Carrieri
martedì 22 settembre 2015
22.42
Andrea Natali è morto suicida. Lo hanno martellato via web, rendendolo lo zimbello dei suoi aguzzini. Gli avevano reso pesante pure uscire di casa, nel vercellese. Dopo la sua morte, il papà ha chiesto, davanti alle telecamere, a quanti fossero vittime di bullismo e cyberbullismo di parlare, di denunciare, per non fare la tremenda fine di suo figlio, un ragazzo la cui unica colpa era quella di essere un mite.
Prendendo spunto da questa vicenda ci ha scritto Paola Corsignano Carrieri, criminalista giovinazzese del Centro Servizi Interdisciplinare onlus (CSIN). Nella sua missiva alcuni consigli dopo la giusta premessa: «Scrivo a proposito di Andrea, il 26enne morto di cyberbullismo, fenomeno, sempre poco attenzionato, che costituisce una delle svariate declinazioni del cybercrime (tra cui grooming, sexting, etc…), e paradossalmente avvertito come impunito nell'era dei social».
La Carrieri sottolinea poi: «Siffatte condotte, tuttavia, continuano ad esistere ed i leoni da tastiera continuano ad essere in netta crescita. Del pari - prosegue la nota -, sono in espansione, gli adepti e proseliti, che, per impiegare il minutino del proprio tempo, rendono virale il video girato dal vigliacco di turno ovvero alimentano, palesando consenso, la visibilità di contenuti alquanto cassabili nonché penalmente rilevanti». Con linguaggio tecnico la criminalista giovinazzese evidenzia, in buona sostanza, che il pericolo è dietro l'angolo e riguarda tutte le famiglie e soprattutto i minori.
Poi un'amara riflessione: «Il social andrebbe meglio filtrato - ammonisce -, articolandosi, ormai, a far west e terra di persecutori certi di essere esenti da ogni conseguenza e che, paradossalmente, ottengono il consenso di follower convinti in merito al fatto che quell'agere sia l'unico passatempo esilarante privo di conseguenze. Queste condotte non andrebbero mai sottovalutate - si ribadisce nella nota - poiché Andrea , "beneficiario" addirittura di una pagina web di derisione senza filtri, è la dimostrazione, nella sua più tragica accezione, della portata lesiva anche a fronte di un uomo di 26 anni. Le vittime, spesso, si rivolgono alle forze dell'ordine per ottenere un immediato intervento, che , nella migliore delle ipotesi, investe tempi più o meno biblici».
Così Paola Corsignano Carrieri torna a reiterare un invito, già proposto qualche tempo fa, alle scuole ed alle istituzioni in genere: «torno ad invitare le scuole del circondario a ricorrere a mezzi dissuasivi immediati e semplici: l'installazione di cassette postali all'interno della struttura scolastica, simili a quelle adoperate nei condomini, in modo da consentire alla giovane vittima di imbucare, anche in forma anonima, la propria segnalazione; istituire, all'interno della struttura scolastica, sportelli antibullismo; adottare una circolare interna, di cui si dia notizia ad ogni interessato, con la quale si palesi la facoltà di costituirsi parte civile nei procedimenti a carico di soggetti, che si siano resi responsabili di reati violenti ai danni di studenti dell'istituto scolastico».
Questo almeno per quel che riguarda i ragazzi più giovani, che sono in maggior numero le vittime di questo assurdo fenomeno. Ma la precisazione al riguardo giunge immediata nella missiva giuntaci in redazione: «Infatti, per circoscrivere tragedie simili, occorre intervenire su bambini in età scolare e sensibilizzare al rispetto della diversità, alla prevenzione della violenza e a un uso consapevole delle tecnologie, aprendo i cancelli delle scuole ad operatori del settore e forze dell'ordine, che affianchino genitori ed insegnanti nell'espletamento, già magistrale, del nobile ruolo».
Ma che cosa è ed in cosa consiste il cyberbullismo è spiegato in conclusione della lettera aperta: «Nel caso di specie - scrive la rappresentante del CSIN - il cyberbullismo è la prevaricazione ed oppressione psicologica, reiterata nel tempo, posta in essere da uno o più soggetti, che si reputino potenti a fronte di una vittima percepita più debole. Il tutto si concretizza - mette in risalto - su una piattaforma web, garantendone l'ultrattività nel tempo e la diffusione virale di contenuti e video. Una condotta che si caratterizza per intenzionalità, persistenza nel tempo e relazione assimetrica tra vittima, che non riesce a difendersi, e carnefice (cyberbulli e cyberspettatori), che reduce da una vita insoddisfacente e fatta di solitudini, celandosi dietro un monitor e armandosi di tastiera rende un uso inappropriato del virtuale, sfogando le proprie frustrazioni su soggetti alquanto ignari».
Ed infine arriva la conclusione, che è un invito a non abbassare la guardia, a non mollare: «È il momento di prevenire, prestare attenzione agli indici rivelatori di disagio da parte di vittime che ancora non hanno trovato la forza di chiedere aiuto. È giunto il momento - chiosa duramente - di avvalorare la punibilità di chi riversa frustrazioni sui malcapitati, perché non ci si può ancora illudere che le proprie azioni siano prive di conseguenze».
Prendendo spunto da questa vicenda ci ha scritto Paola Corsignano Carrieri, criminalista giovinazzese del Centro Servizi Interdisciplinare onlus (CSIN). Nella sua missiva alcuni consigli dopo la giusta premessa: «Scrivo a proposito di Andrea, il 26enne morto di cyberbullismo, fenomeno, sempre poco attenzionato, che costituisce una delle svariate declinazioni del cybercrime (tra cui grooming, sexting, etc…), e paradossalmente avvertito come impunito nell'era dei social».
La Carrieri sottolinea poi: «Siffatte condotte, tuttavia, continuano ad esistere ed i leoni da tastiera continuano ad essere in netta crescita. Del pari - prosegue la nota -, sono in espansione, gli adepti e proseliti, che, per impiegare il minutino del proprio tempo, rendono virale il video girato dal vigliacco di turno ovvero alimentano, palesando consenso, la visibilità di contenuti alquanto cassabili nonché penalmente rilevanti». Con linguaggio tecnico la criminalista giovinazzese evidenzia, in buona sostanza, che il pericolo è dietro l'angolo e riguarda tutte le famiglie e soprattutto i minori.
Poi un'amara riflessione: «Il social andrebbe meglio filtrato - ammonisce -, articolandosi, ormai, a far west e terra di persecutori certi di essere esenti da ogni conseguenza e che, paradossalmente, ottengono il consenso di follower convinti in merito al fatto che quell'agere sia l'unico passatempo esilarante privo di conseguenze. Queste condotte non andrebbero mai sottovalutate - si ribadisce nella nota - poiché Andrea , "beneficiario" addirittura di una pagina web di derisione senza filtri, è la dimostrazione, nella sua più tragica accezione, della portata lesiva anche a fronte di un uomo di 26 anni. Le vittime, spesso, si rivolgono alle forze dell'ordine per ottenere un immediato intervento, che , nella migliore delle ipotesi, investe tempi più o meno biblici».
Così Paola Corsignano Carrieri torna a reiterare un invito, già proposto qualche tempo fa, alle scuole ed alle istituzioni in genere: «torno ad invitare le scuole del circondario a ricorrere a mezzi dissuasivi immediati e semplici: l'installazione di cassette postali all'interno della struttura scolastica, simili a quelle adoperate nei condomini, in modo da consentire alla giovane vittima di imbucare, anche in forma anonima, la propria segnalazione; istituire, all'interno della struttura scolastica, sportelli antibullismo; adottare una circolare interna, di cui si dia notizia ad ogni interessato, con la quale si palesi la facoltà di costituirsi parte civile nei procedimenti a carico di soggetti, che si siano resi responsabili di reati violenti ai danni di studenti dell'istituto scolastico».
Questo almeno per quel che riguarda i ragazzi più giovani, che sono in maggior numero le vittime di questo assurdo fenomeno. Ma la precisazione al riguardo giunge immediata nella missiva giuntaci in redazione: «Infatti, per circoscrivere tragedie simili, occorre intervenire su bambini in età scolare e sensibilizzare al rispetto della diversità, alla prevenzione della violenza e a un uso consapevole delle tecnologie, aprendo i cancelli delle scuole ad operatori del settore e forze dell'ordine, che affianchino genitori ed insegnanti nell'espletamento, già magistrale, del nobile ruolo».
Ma che cosa è ed in cosa consiste il cyberbullismo è spiegato in conclusione della lettera aperta: «Nel caso di specie - scrive la rappresentante del CSIN - il cyberbullismo è la prevaricazione ed oppressione psicologica, reiterata nel tempo, posta in essere da uno o più soggetti, che si reputino potenti a fronte di una vittima percepita più debole. Il tutto si concretizza - mette in risalto - su una piattaforma web, garantendone l'ultrattività nel tempo e la diffusione virale di contenuti e video. Una condotta che si caratterizza per intenzionalità, persistenza nel tempo e relazione assimetrica tra vittima, che non riesce a difendersi, e carnefice (cyberbulli e cyberspettatori), che reduce da una vita insoddisfacente e fatta di solitudini, celandosi dietro un monitor e armandosi di tastiera rende un uso inappropriato del virtuale, sfogando le proprie frustrazioni su soggetti alquanto ignari».
Ed infine arriva la conclusione, che è un invito a non abbassare la guardia, a non mollare: «È il momento di prevenire, prestare attenzione agli indici rivelatori di disagio da parte di vittime che ancora non hanno trovato la forza di chiedere aiuto. È giunto il momento - chiosa duramente - di avvalorare la punibilità di chi riversa frustrazioni sui malcapitati, perché non ci si può ancora illudere che le proprie azioni siano prive di conseguenze».