Che cos'è il bullismo: a scuola con i Carabinieri

I militari, insieme al pugile Squeo ed al fotografo Illuzzi, hanno incontrato gli alunni dell'istituto don Bavaro-Marconi

martedì 21 maggio 2019 9.03
A cura di Nicola Miccione
I Carabinieri della Stazione di Giovinazzo e della Compagnia di Molfetta, nell'ambito del progetto per la diffusione della cultura della legalità, hanno incontrato gli studenti dell'istituto comprensivo don Bavaro-Marconi presso il plesso Marconi.

All'incontro hanno preso parte gli studenti, che nella circostanza hanno affrontato con il capitano Vito Ingrosso, comandante della Compagnia, ed il luogotenente Dino Amato, a capo della Stazione, diverse tematiche di attualità, quali il rispetto delle leggi, la convivenza ed il bullismo, ​«una serie di atti di violenza psicofisica messi in atto da bambini e adolescenti per svilire, distruggere e sopraffare il prossimo, di qualsiasi sesso o età», secondo i relatori.

I militari, che hanno anche spiegato come comportarsi per prevenire e per contrastare fenomeni di bullismo a danno dei nostri figli, hanno passato il microfono a Claudio Squeo, di Molfetta, pugile della Quero-Chiloiro Taranto, che ha raccontato la propria esperienza: «Da bambino sono stato sbeffeggiato ripetutamente ed ho subito veri e propri atti di bullismo da parte di adolescenti perché sovrappeso».

«Ero un bambino timido, forse proprio per questo non mi sono rivolto a nessuno, ho solo contato su me stesso. Poi - continua Squeo -, dopo aver visto il film "Cinderella Man - Una ragione per lottare", la storia di un Russell Crowe appassionato, calato totalmente nel ruolo di un pugile che lotta per riconquistare ciò che ha perso, mi sono appassionato al pugilato e ne ho iniziato la pratica sportiva, rendendomi una persona più sicura».

All'incontro, a cui ha partecipato anche Michele Illuzzi, fotografo, che dopo aver portato la sua esperienza professionale fotografando i Marines americani, con le sue foto professionali ha immortalato i momenti più importanti della conferenza, che ha suscitato nei giovani interlocutori entusiasmo e attenzione. Numerose sono state le domande, le richieste e le curiosità poste dai giovani studenti sulle questioni affrontate.

In caso di soprusi, non bisogna avere paura di dire quello che sta succedendo, ma occorre rivolgersi agli insegnanti o ai genitori, solo così si può fermare questo fenomeno. Non è facile trovare il coraggio per denunciare, ma con l'aiuto di persone affidabili questa odiosa pratica si può superare.