Caso Meredith, la Cassazione deciderà domani
Nella relazione iniziale i giudici hanno parlato di «processo senza certezze»
giovedì 26 marzo 2015
03.05
«Un processo senza certezze, dove l'unica certezza è che è morta una ragazza». Così i giudici della Corte di Cassazione, nella relazione iniziale al procedimento che deve esaminare il ricorso dei legali di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. I due ex fidanzati erano stati condannati in appello a 25 e 28 anni e 6 mesi per l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese trovata morta in via della Pergola, a Perugia, il 2 novembre 2007. In carcere in via definitiva c'è Rudy Guede, ivoriano, condannato a 16 anni di reclusione.
Una relazione introduttiva che ha trovato il consenso dei legali dei due imputati, convinti dell'innocenza dei loro assistiti. Poi è stata la volta del Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Mario Pinelli, che invece ha chiesto di confermare la condanna nei confronti di Amanda e Raffaele.
Dopo due ore circa di requisitoria, il Pg ha chiesto di respingere il ricorso presentato dalle difese asserendo che «il verdetto dell'appello bis ha fatto buon governo delle indicazioni della Cassazione e delle norme di legge, la motivazione è corretta» e che sia stata fatta una «ricostruzione perfetta dei fatti». Per Pinelli «l'idea che l'incontro con la Kercher potesse avere uno sbocco violento è testimoniato dal passaggio che dalla casa del Sollecito fu portato il coltello. La tesi più logica è che l'arma fu portata per uccidere». Lo stesso Procuratore Generale ha poi riconteggiato le pene dei due imputati, ridefinendole in 28 anni e 3 mesi per Amanda Knox e 24 anni e 9 mesi per l'ingegnere informatico giovinazzese.
Intanto Gennaro Marasca, Presidente della V Sezione penale della Corte di Cassazione, ha disposto il trasferimento del processo all'interno dell'Aula Magna per via del grande afflusso di pubblico e giornalisti. In aula c'era anche Raffaele Sollecito, apparso giustamente tirato in volto, ma molto fiducioso per l'esito finale, accompagnato dalla sorella Vanessa e dalla fidanzata, Greta. L'americana, invece, ha fatto sapere da Seattle, dove adesso vive, di essere «preoccupata, molto preoccupata».
Domani sarà, con buona probabilità, il giorno del verdetto da parte della Suprema Corte. Se ci dovesse essere assoluzione, come si augurano Giulia Bongiorno e Carlo Della Vedova, avvocati difensori degli imputati, quello che è stato definito un «incubo lungo otto anni» potrebbe terminare. In caso di condanna, invece, il dispositivo verrebbe subito inviato alla Procura Generale di Firenze per procedere all'arresto di Sollecito ed alla richiesta per l'estradizione della Knox.
Una relazione introduttiva che ha trovato il consenso dei legali dei due imputati, convinti dell'innocenza dei loro assistiti. Poi è stata la volta del Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Mario Pinelli, che invece ha chiesto di confermare la condanna nei confronti di Amanda e Raffaele.
Dopo due ore circa di requisitoria, il Pg ha chiesto di respingere il ricorso presentato dalle difese asserendo che «il verdetto dell'appello bis ha fatto buon governo delle indicazioni della Cassazione e delle norme di legge, la motivazione è corretta» e che sia stata fatta una «ricostruzione perfetta dei fatti». Per Pinelli «l'idea che l'incontro con la Kercher potesse avere uno sbocco violento è testimoniato dal passaggio che dalla casa del Sollecito fu portato il coltello. La tesi più logica è che l'arma fu portata per uccidere». Lo stesso Procuratore Generale ha poi riconteggiato le pene dei due imputati, ridefinendole in 28 anni e 3 mesi per Amanda Knox e 24 anni e 9 mesi per l'ingegnere informatico giovinazzese.
Intanto Gennaro Marasca, Presidente della V Sezione penale della Corte di Cassazione, ha disposto il trasferimento del processo all'interno dell'Aula Magna per via del grande afflusso di pubblico e giornalisti. In aula c'era anche Raffaele Sollecito, apparso giustamente tirato in volto, ma molto fiducioso per l'esito finale, accompagnato dalla sorella Vanessa e dalla fidanzata, Greta. L'americana, invece, ha fatto sapere da Seattle, dove adesso vive, di essere «preoccupata, molto preoccupata».
Domani sarà, con buona probabilità, il giorno del verdetto da parte della Suprema Corte. Se ci dovesse essere assoluzione, come si augurano Giulia Bongiorno e Carlo Della Vedova, avvocati difensori degli imputati, quello che è stato definito un «incubo lungo otto anni» potrebbe terminare. In caso di condanna, invece, il dispositivo verrebbe subito inviato alla Procura Generale di Firenze per procedere all'arresto di Sollecito ed alla richiesta per l'estradizione della Knox.