Calo demografico a Giovinazzo, Sollecito: «Situazione in linea col dato pugliese»

L'analisi del Vicesindaco dopo l'attacco di PVA alle politiche dell'Amministrazione comunale: «Maldestra allusione»

mercoledì 2 settembre 2020
A cura di La Redazione
La disamina del calo demografico a Giovinazzo, presentata da PrimaVera Alternativa nelle scorse ore, ha avviato una interessante riflessione collettiva sulle ragioni che hanno portato la nostra cittadina sotto i 20.000 abitanti.

Da parte del movimento di opposizione non sono mancate le stoccate agli amministratori attuali, incapaci, a loro dire, di sviluppare politiche che potessero contenere i fenomeni migratori giovanili verso realtà del nord Italia e l'estero.

A rispondere ci ha provato il Vicesindaco ed Assessore alle Politiche Giovanili, Michele Sollecito, che in un lungo post apparso sui social network ha provato a fare una sua analisi del fenomeno: «Provo a rispondere a questa sollecitazione non solo per smontare la maldestra allusione circa l'operato dell'attuale amministrazione comunale (il dato demografico è in costante decrescita da oltre 15 anni…) ma soprattutto per provare a capire quanto sia fondamentale operare scelte politiche coordinate a livello metropolitano e regionale in modo da essere più incisivi sulle strategie di rilancio dell'intero Mezzogiorno, da sempre alle prese con piani di rinascita sempre abbozzati».

L'ANALISI DI SOLLECITO

Sollecito si è quindi soffermato su tre dati ed ha provato a dare una sua lettura senza pregiudiziali di carattere politico: «Primo dato: il calo del numero dei residenti - si legge ancora nel lungo post del Vicensindaco - è correlato soprattutto alla scarsa crescita del dato della natalità. Il numero dei nati non eguaglia nemmeno il numero dei morti, il saldo è negativo. E questo è un allarme nazionale non certo cittadino. In passato le famiglie erano più numerose (basti pensare alle famiglie dei nostri nonni). Non che negli anni '80 non si emigrasse come accade ora (pensiamo a quanti giovinazzesi sono emigrati a Vicenza a seguito della chiusura dell'AFP), ma oggi con famiglie meno numerose la partenza dei giovani fa pesare ancor di più il vuoto.
Secondo dato: si va via per lavoro - commenta Sollecito -. E qui la situazione diviene più complessa. Come impedire a quanti hanno studiato e si sono abilitati di accedere alla carriera dell'insegnamento? Quasi sempre per fare punteggio occorre andare al nord perché al sud le graduatorie per anni sono state lunghissime. Come impedire a chi ha studiato e si è specializzato in ambito tecnico o nell'ambito delle prestazioni di servizi di cercar un impiego nel settore terziario? Anche in questo caso però, la domanda qui al Sud resta bassina. E quindi si inviano CV altrove. Resta la strada di creare qualcosa da sé o la strada del mettersi in proprio aprendo partita IVA. E in questo senso di agevolazioni ce ne sono state diverse, alcune misure hanno avuto successo ma bisognerebbe valutare l'impatto di questi interventi (microcredito, Nidi, ecc.) dopo almeno 5 anni per capire se le imprese o i servizi finanziati effettivamente si reggono in piedi dopo la fase di lancio. E questa analisi serve non per processare una parte politica piuttosto che un'altra, ma per correggere gli strumenti di intervento e operare meglio a vantaggio della comunità.
Terzo dato - prosegue l'Assessore alle Politiche giovanili - . A Giovinazzo la situazione è in linea con una realtà molto più ampia che è la realtà pugliese. Secondo l'Istat - spiega - la previsione dell'andamento della popolazione 2018-2065 è decisamente negativa: il valore medio segna 4 milioni di abitanti nel 2018 e 2 mln e 900mila abitanti nel 2065 (foto 1 e 2). Sempre sull'Istat si può reperire il dato della popolazione confrontato con tutti i Comuni: l'andamento è simile dappertutto: non ci sono clamorose differenze rispetto al colore politico di chi amministra (foto 3). Anzi, il dato del saldo totale negativo è evidente anche in città con ampie zone industriali e zone commerciali (foto 4). In controtendenza, invece, il dato sul numero delle famiglie: crescono sul nostro territorio sebbene, come abbiamo visto, questo numero non riesce a far alzare di conseguenza il dato sulla natalità».

LE CONCLUSIONI

Sollecito ha quindi inevitabilmente una visione differente rispetto a quanto scritto da PVA e cerca di spostare il confronto su scala nazionale, evidenziando quali politiche debbano essere portate avanti dall'Esecutivo romano per cercare di tamponare questa costante emorragia di risorse giovanili: «In conclusione: non serve affrontare questo tema centralizzando la discussione su chi amministra. Serve affrontare questa discussione con alcune certezze - spiega Sollecito -: 1. Il calo demografico si affronta investendo innanzitutto in politiche familiari. E su questa direzione finalmente il governo si è deciso ad adottare l'assegno unico per i figli, una battaglia portata avanti da anni dal Forum per le famiglie. 2. il tema dello "spopolamento" da parte dei giovani si affronta cercando di evitare l'emigrazione per cercare lavoro. Come? Occorre far sviluppare a livello regionale investimenti sulle infrastrutture, creando condizioni di vantaggio per nuove grandi imprese che possano a loro volta creare indotti o distretti produttivi in grado di competere sul mercato. In questo occorre lavorare in sinergia col governo nazionale. Ovviamente c'è dell'altro, dalla digitalizzazione alla sperimentazione di nuovi strumenti, ma sarà il caso di tornare sull'argomento a tempo debito», la sua conclusione.