Bonifica ex AFP, una nota dell'Osservatorio
«Disponibili ad individuare le soluzioni più idonee alla risoluzione delle problematiche»
sabato 24 ottobre 2015
23.35
Vi pubblichiamo per intero una nota dell'Osservatorio per la Legalità ed il Bene Comune, avente ad oggetto la messa in sicurezza dell'area appartenente alle ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi. In questa nota, l'Osservatorio prima ricostruisce l'iter che ha portato ai lavori preparatori alla bonifica e poi pone nuovi interrogativi all'Amministrazione comunale. Da Palazzo di Città quando e se lo riterranno opportuno, possono replicare.
«A settembre 2015 si è conclusa la prima fase dei lavori di bonifica e messa in sicurezza di emergenza dell'area ex-AFP. Il progetto, eseguito dalla RTI Ecosistem srl + De Cristofaro srl con sede in Lamezia Terme ed aggiudicato con un ribasso del 41,5% sulla base d'asta di 2.616.311,50 euro, ha previsto la rimozione di circa 15.000 metri cubi (24.000 tonnellate) di materiale abbancato sul costone del 1° lotto della lama, e richiesto il trasferimento su circa 750 camion verso la discarica di Lamezia Terme, gestita commercialmente dalla stessa società aggiudicataria. Il 17 dello stesso mese presso gli uffici della Regione Puglia si è svolta la conferenza di servizi sulla bonifica dell'area ex AFP, alla quale anche questa volta ha partecipato l'Osservatorio per la Legalità e per la difesa del Bene Comune con due suoi rappresentanti.
Durante l'incontro, l'Agenzia Regionale ha richiesto al Comune di Giovinazzo indagini integrative sulla Lama Castello attraverso l'installazione di uno o più pozzi di monitoraggio (piezometri) sul confine sud della stessa per evidenziare eventuali inquinamenti di falda. L'ARPA ha poi spostato l'attenzione sulle aree sottostanti ai capannoni industriali (ca. 50% dell'intera area), alcuni dei quali dismessi, altri occupati da attività produttive in esercizio; aree di cui si ignora il livello di inquinamento e per le quali, ancora una volta, ha ribadito la necessità di indagini integrative di caratterizzazione.
Sul merito, la Regione ha sollecitato un intervento d'urgenza del Sindaco invitandolo ad emanare un'ordinanza che obbligasse gli stessi proprietari a predisporre un piano di caratterizzazione ed eseguire le indagini ambientali propedeutiche alla messa in sicurezza e bonifica dell'intera area, suggerendo, in caso d'inadempienza, anche un intervento d'Ufficio del Comune, che si sarebbe potuto rivalere poi "in danno" sui proprietari (art. 250 del D.lgs 152/2006). Il Sindaco Depalma ha espresso l'intenzione di voler coinvolgere in questa operazione direttamente i proprietari attraverso un progetto da condividere con l'Amministrazione. Ricordiamo che dall'analisi di rischio sito specifica delle aree monitorate (quelle esterne ai capannoni) è emerso un rischio tossicologico e cancerogeno per contatto e ingestione causato dal superamento dei valori di concentrazione di arsenico.
Circa l'attività di bonifica riteniamo doverose alcune indicazioni e/o precisazioni:
1) Nella elaborazione del nuovo piano di caratterizzazione dei suoli all'interno dei capannoni, così come previsto dall'art. 242 del Codice dell'Ambiente, occorrerà ricostruire dettagliatamente le attività produttive precedentemente svolte nel sito al fine di individuare le aree più suscettibili di contaminazione su cui indirizzare preferibilmente i campionamenti. A tal proposito l'Osservatorio già da tempo ha fornito ai tecnici comunali una piantina dettagliata riportante la localizzazione di tali siti.
2) Nell'attuazione dell'auspicata futura bonifica occorrerà tener presente quali sono le sostanze inquinanti nei suoli che superano i limiti consentiti, così come fissati dal D.Lgs 152/2006. In tale valutazione, occorre precisarlo, sia la tipologia che i valori di CsC (Concentrazione soglia di Contaminazione) ammessi delle sostanze inquinanti cambiano sensibilmente in funzione della destinazione d'uso dell'area. Va da sé che tali misure diventano molto più restrittive quando si passi da una destinazione urbanistica per attività industriali non inquinanti (tipo D3), quale quella odierna, a una residenziale o verde pubblico, auspicata dagli attuali proprietari dell'area.
A titolo di esempio, durante le indagini integrative già svolte nelle aree Osservatorio per la Legalità e per la difesa del Bene Comune non coperte i superamenti di tali limiti della tabella 1A per "siti a uso verde pubblico privato e residenziale" riguarderebbero la maggior parte dei metalli (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, nichel, piombo, rame, stagno, vanadio, zinco), mentre invece per siti a uso commerciale e industriale (tabella 1B) gli unici superamenti riguardano soltanto arsenico, cobalto, rame e zinco.
L'Amministrazione Depalma è da tempo impegnata nella redazione del Piano Urbanistico Generale (P.U.G.) e ha più volte ribadito la necessità di rivisitare i contenuti progettuali dello strumento urbanistico vigente; ad oggi però non ha ancora reso noto quale idea ha sul futuro di quell'area. Senza voler entrare nel merito delle scelte politiche di questa Amministrazione, si ritiene comunque opportuno che esse siano definite al più presto per evitare interventi di bonifica solo parziali ed inadeguati, necessitanti di future integrazioni. Si ritiene utile, a tal proposito, sviluppare un dibattito fra le forze politiche e la cittadinanza nell'interesse degli stessi proprietari dei capannoni, che così avrebbero maggiori certezze sul destino dell'area.
3) Per gli interventi di bonifica futuri, si auspica che questi riguardino l'intera area dello stabilimento e non soltanto i siti in cui sono stati accertati i superamenti dei valori di CsR (Concentrazione soglia di Rischio) dei singoli inquinanti, siti presi a campione per rappresentare l'intera area, e perciò soltanto indicativi. A meno che non venga previsto un ulteriore lavoro di caratterizzazione più capillare e rappresentativo della realtà (aumentando cioè consistentemente il numero dei campionamenti).
L' Osservatorio per la Legalità e per la Difesa del Bene Comune, già stabilmente invitato alle Conferenze di Servizi promosse dalla Regione Puglia, si rende altresì disponibile a partecipare ad eventuali tavoli tecnici promossi dall'Amministrazione comunale per individuare le soluzioni più idonee alla risoluzione delle problematiche e delle criticità riguardanti l'intero sito».
«A settembre 2015 si è conclusa la prima fase dei lavori di bonifica e messa in sicurezza di emergenza dell'area ex-AFP. Il progetto, eseguito dalla RTI Ecosistem srl + De Cristofaro srl con sede in Lamezia Terme ed aggiudicato con un ribasso del 41,5% sulla base d'asta di 2.616.311,50 euro, ha previsto la rimozione di circa 15.000 metri cubi (24.000 tonnellate) di materiale abbancato sul costone del 1° lotto della lama, e richiesto il trasferimento su circa 750 camion verso la discarica di Lamezia Terme, gestita commercialmente dalla stessa società aggiudicataria. Il 17 dello stesso mese presso gli uffici della Regione Puglia si è svolta la conferenza di servizi sulla bonifica dell'area ex AFP, alla quale anche questa volta ha partecipato l'Osservatorio per la Legalità e per la difesa del Bene Comune con due suoi rappresentanti.
Durante l'incontro, l'Agenzia Regionale ha richiesto al Comune di Giovinazzo indagini integrative sulla Lama Castello attraverso l'installazione di uno o più pozzi di monitoraggio (piezometri) sul confine sud della stessa per evidenziare eventuali inquinamenti di falda. L'ARPA ha poi spostato l'attenzione sulle aree sottostanti ai capannoni industriali (ca. 50% dell'intera area), alcuni dei quali dismessi, altri occupati da attività produttive in esercizio; aree di cui si ignora il livello di inquinamento e per le quali, ancora una volta, ha ribadito la necessità di indagini integrative di caratterizzazione.
Sul merito, la Regione ha sollecitato un intervento d'urgenza del Sindaco invitandolo ad emanare un'ordinanza che obbligasse gli stessi proprietari a predisporre un piano di caratterizzazione ed eseguire le indagini ambientali propedeutiche alla messa in sicurezza e bonifica dell'intera area, suggerendo, in caso d'inadempienza, anche un intervento d'Ufficio del Comune, che si sarebbe potuto rivalere poi "in danno" sui proprietari (art. 250 del D.lgs 152/2006). Il Sindaco Depalma ha espresso l'intenzione di voler coinvolgere in questa operazione direttamente i proprietari attraverso un progetto da condividere con l'Amministrazione. Ricordiamo che dall'analisi di rischio sito specifica delle aree monitorate (quelle esterne ai capannoni) è emerso un rischio tossicologico e cancerogeno per contatto e ingestione causato dal superamento dei valori di concentrazione di arsenico.
Circa l'attività di bonifica riteniamo doverose alcune indicazioni e/o precisazioni:
1) Nella elaborazione del nuovo piano di caratterizzazione dei suoli all'interno dei capannoni, così come previsto dall'art. 242 del Codice dell'Ambiente, occorrerà ricostruire dettagliatamente le attività produttive precedentemente svolte nel sito al fine di individuare le aree più suscettibili di contaminazione su cui indirizzare preferibilmente i campionamenti. A tal proposito l'Osservatorio già da tempo ha fornito ai tecnici comunali una piantina dettagliata riportante la localizzazione di tali siti.
2) Nell'attuazione dell'auspicata futura bonifica occorrerà tener presente quali sono le sostanze inquinanti nei suoli che superano i limiti consentiti, così come fissati dal D.Lgs 152/2006. In tale valutazione, occorre precisarlo, sia la tipologia che i valori di CsC (Concentrazione soglia di Contaminazione) ammessi delle sostanze inquinanti cambiano sensibilmente in funzione della destinazione d'uso dell'area. Va da sé che tali misure diventano molto più restrittive quando si passi da una destinazione urbanistica per attività industriali non inquinanti (tipo D3), quale quella odierna, a una residenziale o verde pubblico, auspicata dagli attuali proprietari dell'area.
A titolo di esempio, durante le indagini integrative già svolte nelle aree Osservatorio per la Legalità e per la difesa del Bene Comune non coperte i superamenti di tali limiti della tabella 1A per "siti a uso verde pubblico privato e residenziale" riguarderebbero la maggior parte dei metalli (arsenico, cadmio, cobalto, cromo, nichel, piombo, rame, stagno, vanadio, zinco), mentre invece per siti a uso commerciale e industriale (tabella 1B) gli unici superamenti riguardano soltanto arsenico, cobalto, rame e zinco.
L'Amministrazione Depalma è da tempo impegnata nella redazione del Piano Urbanistico Generale (P.U.G.) e ha più volte ribadito la necessità di rivisitare i contenuti progettuali dello strumento urbanistico vigente; ad oggi però non ha ancora reso noto quale idea ha sul futuro di quell'area. Senza voler entrare nel merito delle scelte politiche di questa Amministrazione, si ritiene comunque opportuno che esse siano definite al più presto per evitare interventi di bonifica solo parziali ed inadeguati, necessitanti di future integrazioni. Si ritiene utile, a tal proposito, sviluppare un dibattito fra le forze politiche e la cittadinanza nell'interesse degli stessi proprietari dei capannoni, che così avrebbero maggiori certezze sul destino dell'area.
3) Per gli interventi di bonifica futuri, si auspica che questi riguardino l'intera area dello stabilimento e non soltanto i siti in cui sono stati accertati i superamenti dei valori di CsR (Concentrazione soglia di Rischio) dei singoli inquinanti, siti presi a campione per rappresentare l'intera area, e perciò soltanto indicativi. A meno che non venga previsto un ulteriore lavoro di caratterizzazione più capillare e rappresentativo della realtà (aumentando cioè consistentemente il numero dei campionamenti).
L' Osservatorio per la Legalità e per la Difesa del Bene Comune, già stabilmente invitato alle Conferenze di Servizi promosse dalla Regione Puglia, si rende altresì disponibile a partecipare ad eventuali tavoli tecnici promossi dall'Amministrazione comunale per individuare le soluzioni più idonee alla risoluzione delle problematiche e delle criticità riguardanti l'intero sito».