Bonifica delle ex AFP, chiuse le indagini per 13 persone. C’è anche Depalma
L'accusa contestata è quella il concorso di persone nel reato di omessa bonifica dell'area delle ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi
lunedì 3 agosto 2020
La Procura della Repubblica di Bari presso il Tribunale di Bari ha notificato a 13 persone l'avviso di conclusione delle indagini sulla mancata bonifica dei suoli dell'ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi. L'imputazione presente nell'atto è il concorso di persone nel reato di omessa bonifica.
Tra i 13 c'è anche il primo cittadino Tommaso Depalma. Negli anni successivi al 1984, quando il CIPI deliberò lo smantellamento del siderurgico, chiuso nel 1979, s'è cominciato a parlare di bonifica di un territorio vasto 98mila metri quadri, grande cioè quanto il centro storico, e che rappresenta una cerniera di congiunzione tra il centro abitato giovinazzese e la lama Castello, e di possibili operazioni di recupero dell'area. Recupero, di fatto, mai avvenuto.
In quell'area, l'Arpa Puglia ha accertato il superamento dei limiti consentiti di CsR (Concentrazione soglia di Rischio) delle singole sostanze inquinanti, materiali di scarto del siderurgico, mentre nel 2018 il Comune di Giovinazzo non ha dato seguito all'ordinanza n. 4.984 della Città Metropolitana di Bari (che imponeva, a cura dei proprietari dei suoli e dei capannoni industriali, la bonifica del sito entro 120 giorni), non rivalendosi nemmeno su di essi.
Palazzo di Città, dunque, non avrebbe fatto nulla per adempiere a quell'atto. L'accusa, infatti, è quella di concorso di persone nel reato di omessa bonifica. Ora i 13 hanno 20 giorni per essere interrogati o produrre memorie e poi la Procura della Repubblica deciderà se procedere con le richieste di rinvio a giudizio.
Tra i 13 c'è anche il primo cittadino Tommaso Depalma. Negli anni successivi al 1984, quando il CIPI deliberò lo smantellamento del siderurgico, chiuso nel 1979, s'è cominciato a parlare di bonifica di un territorio vasto 98mila metri quadri, grande cioè quanto il centro storico, e che rappresenta una cerniera di congiunzione tra il centro abitato giovinazzese e la lama Castello, e di possibili operazioni di recupero dell'area. Recupero, di fatto, mai avvenuto.
In quell'area, l'Arpa Puglia ha accertato il superamento dei limiti consentiti di CsR (Concentrazione soglia di Rischio) delle singole sostanze inquinanti, materiali di scarto del siderurgico, mentre nel 2018 il Comune di Giovinazzo non ha dato seguito all'ordinanza n. 4.984 della Città Metropolitana di Bari (che imponeva, a cura dei proprietari dei suoli e dei capannoni industriali, la bonifica del sito entro 120 giorni), non rivalendosi nemmeno su di essi.
Palazzo di Città, dunque, non avrebbe fatto nulla per adempiere a quell'atto. L'accusa, infatti, è quella di concorso di persone nel reato di omessa bonifica. Ora i 13 hanno 20 giorni per essere interrogati o produrre memorie e poi la Procura della Repubblica deciderà se procedere con le richieste di rinvio a giudizio.