"Ave Mater Dolorosa", è l'ultima domenica per visitare la mostra iconografica
Apertura alla chiesa del Carmine dalle 18.30 alle 22.00
domenica 14 aprile 2019
Sarà questa l'ultima domenica di apertura per la mostra iconografica "Ave Mater Dolorosa", in corso di svolgimento dal 16 marzo scorso nella chiesa del Carmine, in via Cattedrale. La mostra è curata da Saverio Amorisco, coadiuvato nel suo eccellente lavoro di ricerca dal Museo Diocesano di Molfetta, dalla Confraternita della Madonna degli Angeli e dall'Arciconfraternita di Maria SS del Carmine.
A Giovinazzo sono giunte migliaia di persone per visitarla, soprattutto nei fine settimana, rapiti dalla struggente bellezza non solo della campane votive di vetro, ma anche le stupende statue presenti.
Imponente la Pietà settecentesca di Carlo Cinzio Altieri della Confraternita della Madonna degli Angeli, che centralmente attira il visitatore, ma non da meno è l'Addolorata del buddista Jusana Hopas, realizzata in terracotta policroma, con occhi di cristallo, manichino con gabbia in mogano e l'abito ricamato a filo d'oro in moirè nero.
Tra le campane in vetro, tipiche della devozione a queste latitudini e quasi tutte ottocentesche, ci sono opere provenienti da Trani, Bari e San Ferdinando di Puglia. Di particolare pregio una Vergine Addolorata di proprietà di don Benedetto Fiorentino, ex pedagogo e parroco della Concattedrale di Santa Maria Assunta, deceduto l'anno scorso, e un Compianto su Cristo morto in cera policroma giunta da Trinitapoli.
E non mancano nemmeno due Addolorate a stampa, una su tela e l'altra su carta, databili tra la fine dell''800 e gli inizi del '900 del secolo scorso. Nel primo caso si tratta di un'opera custodita nella parrocchia di Sant'Agostino a Giovinazzo, nel secondo di un pezzo di una collezione privata.
La chicca è forse l'abito degli inizi del XX secolo appartenente alla Confraternita di Maria SS della Purificazione, che cura proprio la processione del venerdì di Passione. È in seta nera con un ricamo ricco in filo d'argento e bordatura dei manicotti e del collo in pizzo bianco.
Di manifattura leccese è invece l'Addolorata di proprietà di Davide Corriero, che è giunta a Giovinazzo da Modugno. Si tratta di un'opera di manifattura leccese, realizzata con cartapesta e terracotta policroma. Particolare è il manichino con gabbia in legno di noce.
La mostra resterà aperta ancora durante la Settimana Santa, tutte le sere dalle 18.30 alle 22.00, e chiuderà i battenti sabato prossimo, 20 aprile. Tempo permettendo, questa mostra realmente iconografica, va visitata, poiché è capace di racchiudere in sé più stili ed ambiti artistici, con grande attenzione dei curatori alla tradizione popolare, di fondamentale importanza per comprenderne contesto e genesi.
A Giovinazzo sono giunte migliaia di persone per visitarla, soprattutto nei fine settimana, rapiti dalla struggente bellezza non solo della campane votive di vetro, ma anche le stupende statue presenti.
Imponente la Pietà settecentesca di Carlo Cinzio Altieri della Confraternita della Madonna degli Angeli, che centralmente attira il visitatore, ma non da meno è l'Addolorata del buddista Jusana Hopas, realizzata in terracotta policroma, con occhi di cristallo, manichino con gabbia in mogano e l'abito ricamato a filo d'oro in moirè nero.
Tra le campane in vetro, tipiche della devozione a queste latitudini e quasi tutte ottocentesche, ci sono opere provenienti da Trani, Bari e San Ferdinando di Puglia. Di particolare pregio una Vergine Addolorata di proprietà di don Benedetto Fiorentino, ex pedagogo e parroco della Concattedrale di Santa Maria Assunta, deceduto l'anno scorso, e un Compianto su Cristo morto in cera policroma giunta da Trinitapoli.
E non mancano nemmeno due Addolorate a stampa, una su tela e l'altra su carta, databili tra la fine dell''800 e gli inizi del '900 del secolo scorso. Nel primo caso si tratta di un'opera custodita nella parrocchia di Sant'Agostino a Giovinazzo, nel secondo di un pezzo di una collezione privata.
La chicca è forse l'abito degli inizi del XX secolo appartenente alla Confraternita di Maria SS della Purificazione, che cura proprio la processione del venerdì di Passione. È in seta nera con un ricamo ricco in filo d'argento e bordatura dei manicotti e del collo in pizzo bianco.
Di manifattura leccese è invece l'Addolorata di proprietà di Davide Corriero, che è giunta a Giovinazzo da Modugno. Si tratta di un'opera di manifattura leccese, realizzata con cartapesta e terracotta policroma. Particolare è il manichino con gabbia in legno di noce.
La mostra resterà aperta ancora durante la Settimana Santa, tutte le sere dalle 18.30 alle 22.00, e chiuderà i battenti sabato prossimo, 20 aprile. Tempo permettendo, questa mostra realmente iconografica, va visitata, poiché è capace di racchiudere in sé più stili ed ambiti artistici, con grande attenzione dei curatori alla tradizione popolare, di fondamentale importanza per comprenderne contesto e genesi.