Assalto in banca, 7 arresti. L'auto era stata rubata a Giovinazzo

Una tentata rapina al Banco di Napoli di Bari. I provvedimenti sono arrivati al termine delle indagini della Squadra Mobile

giovedì 23 maggio 2019 15.16
Una tentata rapina al Banco di Napoli di viale Salandra a Bari, con tanto di sparatoria in strada a colpi di kalashnikov è costata il carcere a sei componenti della banda barese e ad uno di loro i domiciliari. Una delle auto utilizzate per il colpo, una Fiat Bravo, era stata rubata a Giovinazzo.

Nella mattinata odierna, infatti, a Bari, la Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza applicativa della misura cautelare personale della custodia in carcere, emessa dalla sezione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Massimiliano Monacelli, di 40 anni, Biagio Monacelli (fratello), di 43 anni, Antonio Attolico, di 55 anni, Francesco Ritoli, di 42 anni, Michele De Giglio, di 50 anni, Massimo Margheriti, nonché di arresti domiciliari nei confronti di Michele Costantino, di 42 anni, tutti già gravati da precedenti penali specifici.

I suddetti sono responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di tentata rapina aggravata, detenzione e porto illegale d'armi da fuoco, furto, ricettazione e riciclaggio in ordine all'assalto al Banco di Napoli di viale Salandra, a Bari, avvenuto il 12 giugno 2017, poco dopo le ore 14.00.

In quella data un commando di più persone a volto travisato, munite di giubbetti antiproiettile, ricetrasmittenti, un fucile kalashnikov ed una pistola semiautomatica, tentò di rapinare i sacchi di danaro che personale dell'I.V.R.I. stava depositando nella camera di sicurezza della banca ma, dopo un conflitto a fuoco con le due guardie giurate che si accorsero repentinamente della situazione di pericolo, durante il quale i rapinatori spararono quattro colpi dal fucile e le guardie giurate risposero esplodendo 9 colpi con la pistola d'ordinanza, i malviventi desistettero e fuggirono a bordo di due veicoli.

Le immediate indagini condotte dalla Squadra Mobile si sono indirizzate, inizialmente, sulla figura di Massimiliano Monacelli, rimasto ferito dopo la sparatoria, poiché si ebbe segnalazione di una persona sanguinante giunta verso le ore 14.30 al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo, con ferite al torace ed al braccio sinistro. Gli investigatori della sezione Reati contro il Patrimonio hanno messo da subito in correlazione tale circostanza con la tentata rapina avvenuta pochi minuti prima ed hanno ascoltato Massimiliano Monacelli, che però in quel momento fornì dichiarazioni non veritiere e fuorvianti.

A distanza di alcuni giorni, dopo il ritrovamento di uno dei due veicoli utilizzati dai malviventi, una Fiat Bravo di colore bordeaux abbandonata nella campagne di Modugno, Massimiliano Monacelli è stato formalmente interrogato ed ha confessato di aver partecipato alla tentata rapina, fornendo qualche dettaglio sull'azione delittuosa, come ad esempio il prezzo pagato ad uno dei complici della tentata rapina, Francesco Ritoli, per assicurare al gruppo criminale uno dei veicoli da utilizzare per l'assalto, Fiat Bravo di colore bordeaux, ma rimanendo omertoso sui nomi dei correi.

Grazie a tali dichiarazioni, i poliziotti hanno recuperato una delle due armi utilizzate dal commando, un fucile mitragliatore kalashnikov di fabbricazione cinese, calibro 7,62 x 39 mm, considerata arma da guerra.

A quel punto le indagini della Squadra Mobile, coordinate in tutte le fasi dal sostituto procuratore Domenico Minardi, si sono concentrate sulle analisi dei sistemi di video sorveglianza della banca per comprendere le modalità del delitto e le caratteristiche dei rapinatori e sull'esame dei tracciati delle utenze telefoniche di interesse investigativo, ma anche delle intercettazioni ambientali effettuate sul veicolo in uso ad uno dei sospettati e delle importanti dichiarazioni in seguito rese da Michele Costantino - già sotto indagine insieme a Massimo Margheriti per l'omicidio di Michele Amedeo avvenuto il 25 marzo 2017 - ed hanno consentito sia di individuare e recuperare la seconda arma utilizzata nel delitto, una pistola semiautomatica calibro 7,65 di produzione ungherese, munita di caricatore con 5 proiettili, provento di furto e detenuta illegalmente da Massimo Margheriti, sia di ricostruire nei dettagli la vicenda.

Infatti, dalle attività investigative è emerso che Massimiliano Monacelli il fratello Biagio e Antonio Attolico idearono e programmarono il piano criminale coinvolgendo nelle fasi organizzative Massimo Margheriti e Michele Costantino, allo scopo di recuperare dei veicoli idonei alla commissione del colpo.

Massimo Margheriti e Michele Costantino si rivolsero allora a Francesco Ritoli, loro amico, che vendette a Massimiliano Monacelli per 800 euro una Fiat Bravo di colore bordeaux, per altro già provento di precedente furto, da lui posseduta e su cui girava con telaio alterato e con targhe appartenenti ad altro veicolo in suo uso. Due giorni prima della rapina Massimiliano Monacelli, Biagio Monacelli, Antonio Attolico, Massimo Margheriti e Michele Costantino si diedero appuntamento nei pressi del Mc Donald's ubicato al quartiere San Paolo di Bari e definirono i dettagli per il compimento dell'atto delittuoso,

stabilendo che il gruppo avrebbe raggiunto la banca alle primissime ore della mattinata del 12 giugno. Il giorno del previsto assalto Massimiliano Monacelli, Massimo Margheriti e Michele De Giglio si incontrarono verso le ore 06.30 in via delle Regioni presso l'abitazione di Antonio Attolico, che custodiva la Fiat Bravo, il kalashnikov, i giubbetti e le radio portatili procurati da Massimiliano Monacelli e, contestualmente, Michele Costantino sostituì le targhe del veicolo con altre targhe rubate ad un'auto in Grumo Appula qualche settimana prima, al fine di renderne chiaramente irriconoscibile la provenienza.

Lo stesso Michele Costantino ebbe anche il compito di far aggiustare la pistola illegalmente detenuta da Massimo Margheriti e portata sulla scena del crimine, e di mettere a disposizione del gruppo il secondo dei due mezzi che dovevano essere utilizzati per l'assalto, una Fiat Bravo di colore blu rubata a Giovinazzo pochi giorni prima, mai ritrovata dagli investigatori.

Massimiliano Monacelli, Massimo Margheriti e Michele De Giglio, una volta raggiunto l'obiettivo a bordo della Fiat Bravo bordeaux condotta da ATTOLICO, si nascosero in un locale in disuso, attiguo alla banca, attendendo notizie dai complici Biagio Monacelli ed altro individuo, non colpito dall'odierna misura cautelare, sull'arrivo del furgone blindato.

Nel frattempo, Michele Costantino si adoperò per occupare uno dei posti auto adiacenti all'ingresso della camera di sicurezza dello stabile, così da indurre il furgone blindato fare un tragitto più lungo ed a parcheggiare nella posizione voluta dai rapinatori per assaltarlo. Partì quindi l'assalto ad opera di Massimiliano Monacelli, Massimo Margheriti e Michele De Giglio, il quale frappose il kalashnikov tra il telaio e la porta d'ingresso della "safe camera", in modo da impedirne alle guardie giurate la chiusura, esplodendo poi 4 colpi al loro indirizzo.

La rapina non andò a segno per la pronta reazione delle guardie giurate, una delle quali sparò nove proiettili calibro 9x21 dalla propria pistola d'ordinanza, ferendo nell'occasione Massimiliano Monacelli, ed i malviventi si allontanarono dal luogo. Gli indagati colpiti dalla misura carceraria, dopo gli atti di rito, sono stati tradotti nelle case circondariali di Bari e di Napoli a disposizione dell'Autorità Giudiziaria procedente.