Ascolta ciò che lo Spirito dice. La Lettera di Mons. Cornacchia alla Chiesa diocesana
In allegato è disponibile la versione completa
venerdì 28 marzo 2025
È disponibile in allegato a questo articolo la Lettera Pastorale del Vescovo mons. Domenico Cornacchia. Pubblicata da Luce e Vita nella Collana "Magistero del Vescovo", ha per titolo: "Ascolta ciò che lo Spirito dice. Lettera alla Chiesa che è in Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi".
Questa Lettera per il 2025 si colloca in un momento particolarmente significativo per la Chiesa universale e per la comunità diocesana. Con l'indizione del Giubileo della Speranza da parte di Papa Francesco e la conclusione della fase profetica del cammino sinodale, la Chiesa è chiamata a un discernimento profondo, a individuare nuove strade per il proprio cammino e a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo.
Nel suo messaggio, il Vescovo esorta i fedeli a vivere questo tempo come un'opportunità di rinnovamento. Il Giubileo non è solo un evento ecclesiale, ma un invito a un pellegrinaggio interiore, a riscoprire la fede come un cammino che ha bisogno di momenti di grazia per rinvigorire la speranza. Allo stesso tempo, la Chiesa italiana si avvia alla conclusione del percorso sinodale, un cammino di comunione, partecipazione e missione che ha permesso di riflettere su come essere una comunità capace di accompagnare le donne e gli uomini del nostro tempo. Anche la Chiesa di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi è chiamata a prendere decisioni concrete per il futuro, attraverso il discernimento comunitario dei vari organismi di partecipazione, affinché le scelte pastorali non restino solo parole, ma diventino azioni vive e concrete.
Al centro della lettera c'è la consapevolezza che senza la forza dello Spirito Santo la Chiesa rischia di diventare una semplice istituzione umana, priva di quella spinta missionaria che la rende viva. Per questo motivo, il Vescovo invita a riscoprire la "conversazione nello Spirito", un metodo di discernimento comunitario che aiuta a prendere decisioni pastorali non basate solo su logiche umane, ma ascoltando ciò che Dio dice attraverso il confronto, la preghiera e la riflessione condivisa.
Un altro elemento fondamentale della lettera è il richiamo alle tre parole chiave del Sinodo: comunione, partecipazione e missione. La comunione è il cuore della vita cristiana, perché nessuna comunità può dirsi autentica se non vive l'unità che viene dalla Trinità. Spesso, nelle realtà parrocchiali, si corre il rischio di chiudersi nel proprio piccolo mondo, dimenticando che la Chiesa è una rete di relazioni che va oltre i confini delle singole parrocchie. Lavorare insieme, condividere la formazione, collaborare nella pastorale è una sfida che richiede umiltà, ma che porta frutti abbondanti. La partecipazione è altrettanto essenziale: la Chiesa non è fatta solo dai sacerdoti e dagli operatori pastorali, ma da tutto il popolo di Dio. Troppo spesso, però, molte persone si sentono escluse o non coinvolte attivamente nella vita della comunità. L'invito è a cambiare mentalità, a passare da una Chiesa che organizza eventi per pochi a una comunità che si prende cura di tutti, dove ciascuno può sentirsi parte attiva. Infine, la missione è il grande orizzonte che deve guidare ogni azione ecclesiale. Papa Francesco parla spesso di una "Chiesa in uscita", che non rimane chiusa nelle proprie sicurezze, ma che porta il Vangelo nei luoghi della vita quotidiana. Non si tratta solo di organizzare iniziative missionarie, ma di avere un atteggiamento di apertura e disponibilità verso il mondo, testimoniando con la vita la bellezza dell'incontro con Cristo.
Nel cuore della lettera c'è anche un forte invito a camminare insieme come pellegrini di speranza. Il Vescovo richiama l'episodio dei discepoli di Emmaus per sottolineare che il cammino della Chiesa è un cammino comunitario, in cui nessuno è lasciato solo. Il Sinodo ha mostrato la bellezza di questa esperienza e ha aiutato la comunità diocesana a riscoprire il valore dell'ascolto, del confronto e della condivisione. Mons. Cornacchia invita a non perdere questo stile, a evitare il rischio di ripiegarsi sulle proprie difficoltà, e a guardare con fiducia al futuro, sostenuti dalla consapevolezza che il Signore cammina accanto a noi.
Nella parte più personale della lettera, il Vescovo condivide dieci verbi che hanno accompagnato il suo ministero episcopale. Pregare, servire nella gioia, accogliere, ascoltare, accompagnare, attendere, avere fiducia, sperare, meravigliarsi ed essere grati sono le parole che sintetizzano il suo percorso di pastore. È una riflessione che assume un valore particolare, perché coincide con la conclusione del suo mandato come guida della Diocesi. Con queste parole, Mons. Cornacchia non solo traccia un bilancio del suo episcopato, ma offre anche un'eredità per la comunità che ha servito con dedizione.
La lettera si chiude con un'esortazione a vivere il Giubileo non come semplici spettatori, ma come veri pellegrini della speranza. La speranza, sottolinea il Vescovo, non è solo un sentimento umano, ma una virtù teologale, un dono che ci permette di affrontare il futuro con fiducia. La Chiesa è chiamata a scrutare i segni dei tempi e a interpretarli alla luce del Vangelo, senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà, ma cercando sempre nuove vie per annunciare Cristo.
Questa Lettera Pastorale vuole essere un invito forte e chiaro alla comunità diocesana: ascoltare ciò che lo Spirito dice e rispondere con coraggio, con fede e con una speranza rinnovata. Un documento che offre orientamenti per il cammino della Chiesa locale e che richiama tutti, pastori e fedeli, alla responsabilità di costruire insieme una comunità più fraterna, più aperta e più missionaria.
La lettera sarà consegnata nei prossimi giorni alle comunità parrocchiali e potrà essere richiesta via mail a comunicazionisociali@diocesimolfetta.it o scaricabile in formato pdf dal sito diocesano.
Questa Lettera per il 2025 si colloca in un momento particolarmente significativo per la Chiesa universale e per la comunità diocesana. Con l'indizione del Giubileo della Speranza da parte di Papa Francesco e la conclusione della fase profetica del cammino sinodale, la Chiesa è chiamata a un discernimento profondo, a individuare nuove strade per il proprio cammino e a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo.
Nel suo messaggio, il Vescovo esorta i fedeli a vivere questo tempo come un'opportunità di rinnovamento. Il Giubileo non è solo un evento ecclesiale, ma un invito a un pellegrinaggio interiore, a riscoprire la fede come un cammino che ha bisogno di momenti di grazia per rinvigorire la speranza. Allo stesso tempo, la Chiesa italiana si avvia alla conclusione del percorso sinodale, un cammino di comunione, partecipazione e missione che ha permesso di riflettere su come essere una comunità capace di accompagnare le donne e gli uomini del nostro tempo. Anche la Chiesa di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi è chiamata a prendere decisioni concrete per il futuro, attraverso il discernimento comunitario dei vari organismi di partecipazione, affinché le scelte pastorali non restino solo parole, ma diventino azioni vive e concrete.
Al centro della lettera c'è la consapevolezza che senza la forza dello Spirito Santo la Chiesa rischia di diventare una semplice istituzione umana, priva di quella spinta missionaria che la rende viva. Per questo motivo, il Vescovo invita a riscoprire la "conversazione nello Spirito", un metodo di discernimento comunitario che aiuta a prendere decisioni pastorali non basate solo su logiche umane, ma ascoltando ciò che Dio dice attraverso il confronto, la preghiera e la riflessione condivisa.
Un altro elemento fondamentale della lettera è il richiamo alle tre parole chiave del Sinodo: comunione, partecipazione e missione. La comunione è il cuore della vita cristiana, perché nessuna comunità può dirsi autentica se non vive l'unità che viene dalla Trinità. Spesso, nelle realtà parrocchiali, si corre il rischio di chiudersi nel proprio piccolo mondo, dimenticando che la Chiesa è una rete di relazioni che va oltre i confini delle singole parrocchie. Lavorare insieme, condividere la formazione, collaborare nella pastorale è una sfida che richiede umiltà, ma che porta frutti abbondanti. La partecipazione è altrettanto essenziale: la Chiesa non è fatta solo dai sacerdoti e dagli operatori pastorali, ma da tutto il popolo di Dio. Troppo spesso, però, molte persone si sentono escluse o non coinvolte attivamente nella vita della comunità. L'invito è a cambiare mentalità, a passare da una Chiesa che organizza eventi per pochi a una comunità che si prende cura di tutti, dove ciascuno può sentirsi parte attiva. Infine, la missione è il grande orizzonte che deve guidare ogni azione ecclesiale. Papa Francesco parla spesso di una "Chiesa in uscita", che non rimane chiusa nelle proprie sicurezze, ma che porta il Vangelo nei luoghi della vita quotidiana. Non si tratta solo di organizzare iniziative missionarie, ma di avere un atteggiamento di apertura e disponibilità verso il mondo, testimoniando con la vita la bellezza dell'incontro con Cristo.
Nel cuore della lettera c'è anche un forte invito a camminare insieme come pellegrini di speranza. Il Vescovo richiama l'episodio dei discepoli di Emmaus per sottolineare che il cammino della Chiesa è un cammino comunitario, in cui nessuno è lasciato solo. Il Sinodo ha mostrato la bellezza di questa esperienza e ha aiutato la comunità diocesana a riscoprire il valore dell'ascolto, del confronto e della condivisione. Mons. Cornacchia invita a non perdere questo stile, a evitare il rischio di ripiegarsi sulle proprie difficoltà, e a guardare con fiducia al futuro, sostenuti dalla consapevolezza che il Signore cammina accanto a noi.
Nella parte più personale della lettera, il Vescovo condivide dieci verbi che hanno accompagnato il suo ministero episcopale. Pregare, servire nella gioia, accogliere, ascoltare, accompagnare, attendere, avere fiducia, sperare, meravigliarsi ed essere grati sono le parole che sintetizzano il suo percorso di pastore. È una riflessione che assume un valore particolare, perché coincide con la conclusione del suo mandato come guida della Diocesi. Con queste parole, Mons. Cornacchia non solo traccia un bilancio del suo episcopato, ma offre anche un'eredità per la comunità che ha servito con dedizione.
La lettera si chiude con un'esortazione a vivere il Giubileo non come semplici spettatori, ma come veri pellegrini della speranza. La speranza, sottolinea il Vescovo, non è solo un sentimento umano, ma una virtù teologale, un dono che ci permette di affrontare il futuro con fiducia. La Chiesa è chiamata a scrutare i segni dei tempi e a interpretarli alla luce del Vangelo, senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà, ma cercando sempre nuove vie per annunciare Cristo.
Questa Lettera Pastorale vuole essere un invito forte e chiaro alla comunità diocesana: ascoltare ciò che lo Spirito dice e rispondere con coraggio, con fede e con una speranza rinnovata. Un documento che offre orientamenti per il cammino della Chiesa locale e che richiama tutti, pastori e fedeli, alla responsabilità di costruire insieme una comunità più fraterna, più aperta e più missionaria.
La lettera sarà consegnata nei prossimi giorni alle comunità parrocchiali e potrà essere richiesta via mail a comunicazionisociali@diocesimolfetta.it o scaricabile in formato pdf dal sito diocesano.