Arbore su accuse pentito: «Sono una persona perbene e non rassegno le dimissioni»
Il commento del Presidente del Consiglio comunale dopo il clamore mediatico suscitato dalla notizia di voti da clan mafiosi
giovedì 1 aprile 2021
0.37
«Sono una persona perbene, sempre attento al rispetto di ogni regola».
Ad affermarlo, anche all'inizio dell'ultimo Consiglio comunale, è stato Alfonso Arbore, Presidente del massimo consesso cittadino di Giovinazzo, finito sui giornali per l'accusa di un pentito di essere stato favorito dal clan Di Cosola nella sua elezione. Accuse, è bene precisare, che non hanno trovato alcun riscontro al momento.
«Sfido chiunque e qualunque inquirente a scoprire qualsiasi coinvolgimento del sottoscritto in attività illecite, comprese quelle vergognose di cui si sta parlando - ha tuonato -. Sono pronto a ribadirlo in ogni sede e senza timore alcuno di smentita. Sono, tuttavia, deluso dalla incapacità di alcuni giornalisti che non hanno letto in questo caso nemmeno poche righe, semplici da capire, di un verbale stenotipico di un'udienza di incidente probatorio», è l'accusa lanciata a chi ha diffuso la notizia.
Arbore ha ribadito che il pentito non avrebbe ricordato a chi andarono quei voti e che «senza tentennamento alcuno e con chiara certezza rispondeva che colui per il quale bisognava raccogliere voti era il Consigliere collegato al candidato donna. Tutti sanno che io, invece, ero collegato al candidato sindaco uomo, l'amico Tommaso Depalma».
Il Presidente del Consiglio comunale giovinazzese, nel ricordare il "dovere di continenza" nel pubblicare notizie, ha inteso anche ribadire che «questo grave, ingiusto ed ingiustificato danno sarà sottoposto all'attenzione della magistratura, del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti, così come ogni illazione e falsa rappresentazione della realtà».
Alfonso Arbore ha altresì evidenziato a più riprese che non intende dimettersi dal sua carica per un semplice motivo: «Non posso nemmeno provare a smentire le dichiarazioni del testimone perché non ha mai indicato il sottoscritto come responsabile di alcunché. Io ringrazio tutti coloro i quali hanno già espresso la loro stima nei miei confronti, in primis uomini e donne della maggioranza, nonché tantissimi cittadini comuni che lo hanno fatto attraverso tanti canali. Grazie ai colleghi avversari che sapranno trattare la questione carte alla mano. Non rassegnerò le mie dimissioni - ha ribadito anche a bocce ferme, dopo il Consiglio del 30 marzo - per una notizia falsa».
«Continuerò a combattere le ingiustizie e ad essere al servizio del bene comune nel pieno rispetto della legge e dell'etica che il mio ruolo impone. Lo devo allo sguardo attonito di mio figlio che aveva appreso la notizia da altri, alla memoria ed all'onestà di mio padre e di tutta la mia famiglia, da sempre dalla parte della legalità, come testimoniano decine di miei concittadini, che hanno fatto sentire a me ed a mia moglie la loro solidarietà dopo questo mare di fango rovesciatomi addosso. M'intristisce - ha concluso Arbore - vedere settori dell'opposizione invece piuttosto freddi nell'accordarmi quella stessa solidarietà».
Ad affermarlo, anche all'inizio dell'ultimo Consiglio comunale, è stato Alfonso Arbore, Presidente del massimo consesso cittadino di Giovinazzo, finito sui giornali per l'accusa di un pentito di essere stato favorito dal clan Di Cosola nella sua elezione. Accuse, è bene precisare, che non hanno trovato alcun riscontro al momento.
«Sfido chiunque e qualunque inquirente a scoprire qualsiasi coinvolgimento del sottoscritto in attività illecite, comprese quelle vergognose di cui si sta parlando - ha tuonato -. Sono pronto a ribadirlo in ogni sede e senza timore alcuno di smentita. Sono, tuttavia, deluso dalla incapacità di alcuni giornalisti che non hanno letto in questo caso nemmeno poche righe, semplici da capire, di un verbale stenotipico di un'udienza di incidente probatorio», è l'accusa lanciata a chi ha diffuso la notizia.
Arbore ha ribadito che il pentito non avrebbe ricordato a chi andarono quei voti e che «senza tentennamento alcuno e con chiara certezza rispondeva che colui per il quale bisognava raccogliere voti era il Consigliere collegato al candidato donna. Tutti sanno che io, invece, ero collegato al candidato sindaco uomo, l'amico Tommaso Depalma».
Il Presidente del Consiglio comunale giovinazzese, nel ricordare il "dovere di continenza" nel pubblicare notizie, ha inteso anche ribadire che «questo grave, ingiusto ed ingiustificato danno sarà sottoposto all'attenzione della magistratura, del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti, così come ogni illazione e falsa rappresentazione della realtà».
Alfonso Arbore ha altresì evidenziato a più riprese che non intende dimettersi dal sua carica per un semplice motivo: «Non posso nemmeno provare a smentire le dichiarazioni del testimone perché non ha mai indicato il sottoscritto come responsabile di alcunché. Io ringrazio tutti coloro i quali hanno già espresso la loro stima nei miei confronti, in primis uomini e donne della maggioranza, nonché tantissimi cittadini comuni che lo hanno fatto attraverso tanti canali. Grazie ai colleghi avversari che sapranno trattare la questione carte alla mano. Non rassegnerò le mie dimissioni - ha ribadito anche a bocce ferme, dopo il Consiglio del 30 marzo - per una notizia falsa».
«Continuerò a combattere le ingiustizie e ad essere al servizio del bene comune nel pieno rispetto della legge e dell'etica che il mio ruolo impone. Lo devo allo sguardo attonito di mio figlio che aveva appreso la notizia da altri, alla memoria ed all'onestà di mio padre e di tutta la mia famiglia, da sempre dalla parte della legalità, come testimoniano decine di miei concittadini, che hanno fatto sentire a me ed a mia moglie la loro solidarietà dopo questo mare di fango rovesciatomi addosso. M'intristisce - ha concluso Arbore - vedere settori dell'opposizione invece piuttosto freddi nell'accordarmi quella stessa solidarietà».