Ancora un'irruzione all'Eni. Poi la fuga a piedi sulla complanare

L'area, in direzione sud, sottoposta ad un continuo saccheggio. È caccia a tre rapinatori

domenica 4 febbraio 2018 4.34
Sono sbucati dalla complanare coperti dal buio e sono fuggiti da dove erano arrivati, i tre banditi che nella serata di ieri hanno messo a segno un colpo (il terzo dall'inizio del 2018, otto giorni dopo l'ultima volta) nel distributore di carburanti Eni sulla strada statale 16 bis, in direzione sud.

Avevano i volti coperti da passamontagna, uno impugnava una pistola (ovviamente impossibile stabilire su due piedi se vera o giocattolo). Dopo aver minacciato un dipendente si sono fatti consegnare i contanti, ancora in fase di esatta quantificazione. Poi sono fuggiti velocemente a piedi, dileguandosi nel buio. Da quanto si ritiene, sulla complanare alle spalle della stazione di servizio, ad attenderli c'era un complice a bordo di un'auto.

Il rapido assalto si è consumato alle ore 19.00 di ieri, 3 febbraio. E sul posto, dopo pochi minuti, sono arrivati i Carabinieri della locale Stazione. Le ricerche sono state estese in tutta la zona. Ma per il momento dei rapinatori, nessuna traccia. L'area è dotata di un sistema di videosorveglianza e sarà interessante capire, dalle immagini, se i soggetti possano in qualche modo corrispondere agli stessi che hanno già preso di mira, di recente, l'Eni.

Salgono dunque a sei gli assalti dall'inizio del 2018 ai distributori di carburanti ubicati lungo la strada statale 16 bis, tra le corsie nord e sud. I gestori delle due attività e i dipendenti sono disperati. «Non sono stranieri, si tratta di malviventi isolati ma poco lucidi perché è impensabile che un criminale di professione venga a piedi» ripetono dalle stazioni di servizio invocando un intervento delle istituzioni.

Nel mirino sempre le tre stazioni di servizio Q8 (corsia sud) ed Eni (corsie nord e sud), usate come bancomat dai rapinatori. Si sono presentati in auto, in moto, a piedi, ben nove volte negli ultimi quarantasei giorni. Armati di pistola. «Ne abbiamo viste di tutti i colori - raccontano rassegnati i dipendenti - abbiamo paura, non possiamo lavorare ogni giorno con il timore che qualcuno ci punti addosso una pistola».

Tra i dipendenti ci sono tanti padri di famiglia e ragazzi. E non è una questione economica. Qui in ballo c'è soprattutto la vita dei lavoratori. «Siamo esasperati, chiediamo aiuto. Ma per averlo - si chiedono - dobbiamo aspettare come sempre il morto?».