Altarini spenti
Per le norme anticontagio non saranno allestiti anche quest'anno. Le nostre riflessioni
venerdì 19 marzo 2021
12.07
Resteranno spenti per il secondo anno consecutivo gli altarini votivi in onore di San Giuseppe, che rappresentavano il momento di rinascita della comunità giovinazzese dopo l'inverno, segnando inevitabilmente il passaggio alla primavera, al ritrovarsi nuovamente in strada, a pochi giorni dalle processioni del periodo di Passione, molto sentito.
Non ci sarà nemmeno in questo 2021 il peregrinare spesso festoso della gente di Giovinazzo da un'abitazione privata all'altra, per rendere omaggio al Papà più famoso della storia, al padre terreno del Dio fattosi uomo.
Le famiglie giovinazzesi che tanto lavoravano nei giorni precedenti a quei piccoli capolavori di artigianato domestico, dovranno rinunciare ad aprire le loro porte ai tanti che andavano a far loro visita. Resteranno i fornai a realizzare forme di pane e taralli da far poi benedire, ma non ci sarà quel gusto antico dello stare insieme, in preghiera, col cuore colmo di gioia.
«Il virus sta cambiando le nostre abitudini». Quante volte lo avremo scritto da queste pagine fino ad annoiarvi? Cento, mille?
Eppure non ci si può rassegnare a perdere l'essenza di ciò che siamo, che siete, ad abbandonare riti collettivi che ci permettevano di guardarci negli occhi, di stringerci le mani, magari dopo un momento di riflessione dedicata ai papà di ogni parte del mondo. Non possiamo perdere la speranza di sorriderci di nuovo, quando l'aria è ancora fresca ma le giornate iniziano ad allungarsi.
Ieri Giovinazzo ha affidato alla Vergine Maria SS di Corsignano, con una celebrazione comunitaria in Concattedrale, tutti i padri. Oggi è giusto render loro merito per quello che sanno quotidianamente fare, in silenzio, per i tanti figli e le tante figlie a cui a volte fanno fatica anche a chiedere un abbraccio, rinchiusi in quello stupido orgoglio maschile che talvolta rende prigioniere le nostre emozioni.
Niente altarini, dunque, luci spente ancora una volta nelle case di quelle famiglie a cui tutta la comunità giovinazzese deve tanto, perché tenaci custodi di una tradizione centenaria che non può perdersi.
Nell'epoca senza abbracci, a loro vada quello virtuale di tutta la brava gente di Giovinazzo che si merita un nuovo inizio. L'anno prossimo vorremmo pubblicare un lungo reportage fotografico, come in passato, in cui raccontare nel dettaglio questa meravigliosa ricorrenza, fatta di colori, riti e sapori unici. Ma lo vorremmo fare con maggiore attenzione, comprendendo finalmente che ogni attimo della comunità che descriviamo è unico ed irripetibile, così come abbiamo imparato in questo terribile periodo.
Oggi, purtroppo, dobbiamo ancora abbassare la testa davanti a questa guerra contro un nemico invisibile e restare sospesi tra quello che siamo e ciò che vorremmo essere.
Non ci sarà nemmeno in questo 2021 il peregrinare spesso festoso della gente di Giovinazzo da un'abitazione privata all'altra, per rendere omaggio al Papà più famoso della storia, al padre terreno del Dio fattosi uomo.
Le famiglie giovinazzesi che tanto lavoravano nei giorni precedenti a quei piccoli capolavori di artigianato domestico, dovranno rinunciare ad aprire le loro porte ai tanti che andavano a far loro visita. Resteranno i fornai a realizzare forme di pane e taralli da far poi benedire, ma non ci sarà quel gusto antico dello stare insieme, in preghiera, col cuore colmo di gioia.
«Il virus sta cambiando le nostre abitudini». Quante volte lo avremo scritto da queste pagine fino ad annoiarvi? Cento, mille?
Eppure non ci si può rassegnare a perdere l'essenza di ciò che siamo, che siete, ad abbandonare riti collettivi che ci permettevano di guardarci negli occhi, di stringerci le mani, magari dopo un momento di riflessione dedicata ai papà di ogni parte del mondo. Non possiamo perdere la speranza di sorriderci di nuovo, quando l'aria è ancora fresca ma le giornate iniziano ad allungarsi.
Ieri Giovinazzo ha affidato alla Vergine Maria SS di Corsignano, con una celebrazione comunitaria in Concattedrale, tutti i padri. Oggi è giusto render loro merito per quello che sanno quotidianamente fare, in silenzio, per i tanti figli e le tante figlie a cui a volte fanno fatica anche a chiedere un abbraccio, rinchiusi in quello stupido orgoglio maschile che talvolta rende prigioniere le nostre emozioni.
Niente altarini, dunque, luci spente ancora una volta nelle case di quelle famiglie a cui tutta la comunità giovinazzese deve tanto, perché tenaci custodi di una tradizione centenaria che non può perdersi.
Nell'epoca senza abbracci, a loro vada quello virtuale di tutta la brava gente di Giovinazzo che si merita un nuovo inizio. L'anno prossimo vorremmo pubblicare un lungo reportage fotografico, come in passato, in cui raccontare nel dettaglio questa meravigliosa ricorrenza, fatta di colori, riti e sapori unici. Ma lo vorremmo fare con maggiore attenzione, comprendendo finalmente che ogni attimo della comunità che descriviamo è unico ed irripetibile, così come abbiamo imparato in questo terribile periodo.
Oggi, purtroppo, dobbiamo ancora abbassare la testa davanti a questa guerra contro un nemico invisibile e restare sospesi tra quello che siamo e ciò che vorremmo essere.