«Alt! Farsi riconoscere»
Il Municipio non è più aperto a tutti
mercoledì 3 dicembre 2014
11.07
«L'Urp ha cominciato il suo lavoro. Il primo segno tangibile è la verifica e riconoscimento di tutti coloro che arrivano in Municipio. Capisco il naturale disagio iniziale, ma presto ci si abituerà. Il senso è quello di evitare di mandare in giro gente nel palazzo comunale che crea disagio e confusione agli uffici».
Così scrive questa mattina il sindaco Tommaso Depalma su Facebook nel suo consueto e quotidiano diario. Un «segno tangibile» lo chiama. Ma è nelle prerogative degli addetti all'ufficio relazioni con il pubblico chiedere i documenti a chiunque voglia entrare in quella che è la "casa" di tutti i cittadini? Con quale autorità lo fanno? Sono pubblici ufficiali? E perché poi? Quale è il disagio che i cittadini che si rivolgono agli uffici comunali possono arrecare? E infine con quale atto è stato predisposto questo particolare servizio? Una delibera, una determina, un qualsiasi atto che ne certifichi la necessità? Sta di fatto che Depalma ha voluto creare un filtro.
«L'Urp - scrive il primo cittadino - potrà soddisfare buona parte delle esigenze dei cittadini, senza bisogno di girovagare nel palazzo». Questo è ovvio e naturalmente è anche un bene non dover cercare l'ufficio giusto tutte le volte che il cittadino ha bisogno. Ma stiamo parlando di un Municipio o di una torre d'avorio? La sensazione immediata è che quel "riconoscimento" a cui tutti si devono sottoporre serva soltanto a sancire ancora di più la distanza del "palazzo" dai cittadini. Un'altra frattura tra le istituzioni e la popolazione. Un'altra barriera, un muro, come se non ne avessimo abbastanza. E che cosa succederà in occasione dei consigli comunali? Che cosa accadrà se un cittadino vorrà assistere alle riunioni delle commissioni consiliari? Quelle riunioni sono pubbliche e tutti hanno il diritto di assistere.
Per non parlare delle occasioni in cui si apriranno le "buste" delle gare d'appalto, anche quelli sono atti pubblici, per cui accessibili a eventuali "curiosi". Anche in occasione dei matrimoni civili, gli sposi e gli invitati si dovranno sottoporre al rito del riconoscimento? Nessuno potrà essere "fermato" sull'uscio da un semplice impiegato che, a quanto pare, non è neanche dipendente comunale. E poi c'è il rispetto della privacy, una norma fondamentale per la tutela dei cittadini. Già questo dovrebbe suggerire che chiunque voglia entrare nella "casa comune" non potrà essere registrato o riconosciuto.
Rimane che il senso di questa novità lascia non poco sconcerto. Gli sportelli e gli uffici, in quanto aperti al pubblico, devono rimanere a disposizione di tutti, senza filtri.
Così scrive questa mattina il sindaco Tommaso Depalma su Facebook nel suo consueto e quotidiano diario. Un «segno tangibile» lo chiama. Ma è nelle prerogative degli addetti all'ufficio relazioni con il pubblico chiedere i documenti a chiunque voglia entrare in quella che è la "casa" di tutti i cittadini? Con quale autorità lo fanno? Sono pubblici ufficiali? E perché poi? Quale è il disagio che i cittadini che si rivolgono agli uffici comunali possono arrecare? E infine con quale atto è stato predisposto questo particolare servizio? Una delibera, una determina, un qualsiasi atto che ne certifichi la necessità? Sta di fatto che Depalma ha voluto creare un filtro.
«L'Urp - scrive il primo cittadino - potrà soddisfare buona parte delle esigenze dei cittadini, senza bisogno di girovagare nel palazzo». Questo è ovvio e naturalmente è anche un bene non dover cercare l'ufficio giusto tutte le volte che il cittadino ha bisogno. Ma stiamo parlando di un Municipio o di una torre d'avorio? La sensazione immediata è che quel "riconoscimento" a cui tutti si devono sottoporre serva soltanto a sancire ancora di più la distanza del "palazzo" dai cittadini. Un'altra frattura tra le istituzioni e la popolazione. Un'altra barriera, un muro, come se non ne avessimo abbastanza. E che cosa succederà in occasione dei consigli comunali? Che cosa accadrà se un cittadino vorrà assistere alle riunioni delle commissioni consiliari? Quelle riunioni sono pubbliche e tutti hanno il diritto di assistere.
Per non parlare delle occasioni in cui si apriranno le "buste" delle gare d'appalto, anche quelli sono atti pubblici, per cui accessibili a eventuali "curiosi". Anche in occasione dei matrimoni civili, gli sposi e gli invitati si dovranno sottoporre al rito del riconoscimento? Nessuno potrà essere "fermato" sull'uscio da un semplice impiegato che, a quanto pare, non è neanche dipendente comunale. E poi c'è il rispetto della privacy, una norma fondamentale per la tutela dei cittadini. Già questo dovrebbe suggerire che chiunque voglia entrare nella "casa comune" non potrà essere registrato o riconosciuto.
Rimane che il senso di questa novità lascia non poco sconcerto. Gli sportelli e gli uffici, in quanto aperti al pubblico, devono rimanere a disposizione di tutti, senza filtri.