Alla riscoperta degli altarini
La tradizione impone per il tardo pomeriggio la visita alle immagini di San Giuseppe esposte dalle famiglie devote
giovedì 19 marzo 2015
03.00
Nel giorno che la Chiesa cattolica dedica a San Giuseppe si rinnova la tradizione meridionale degli altarini, molto sentita a Giovinazzo. Per tutto il pomeriggio, e anche dopo l'imbrunire, si assisterà ad un continuo pellegrinaggio di famiglie e comitive di ogni età che faranno visita agli altarini votivi allestiti in diverse case e garage, da via Ten. Piscitelli a via de Ceglie, da via Marconi a via Marziani.
Disposte in file ordinate, attenderanno con pazienza di potersi avvicinare alle piccole statue o ai quadri ingialliti, tramandati di generazione in generazione, raffiguranti il padre putativo di Gesù, simbolo di umiltà e dedizione e protettore dei poveri e dei derelitti. In stanze addobbate con drappi, antiche tovaglie ricamate e candele, e profumate intensamente da bianchi gigli ed altri fiori, ci si potrà raccogliere per qualche istante prima di ricevere in dono tarallini, cuoricini di pasta (che un tempo costituivano una sorta di antidoto al maltempo) e in qualche caso anche il caratteristico pane a forma di nodo, da condividere e da mangiare solo dopo aver recitato una preghiera.
Questo prevede la Solennità di San Giuseppe, capace di unire l'autentica religiosità popolare al rituale quasi folkloristico e che cerca di sopravvivere alla scomparsa delle nonne e all'appiattimento dei nostri giorni, in cui c'è sempre meno attenzione per le usanze, i valori e la devozione di un tempo.
Disposte in file ordinate, attenderanno con pazienza di potersi avvicinare alle piccole statue o ai quadri ingialliti, tramandati di generazione in generazione, raffiguranti il padre putativo di Gesù, simbolo di umiltà e dedizione e protettore dei poveri e dei derelitti. In stanze addobbate con drappi, antiche tovaglie ricamate e candele, e profumate intensamente da bianchi gigli ed altri fiori, ci si potrà raccogliere per qualche istante prima di ricevere in dono tarallini, cuoricini di pasta (che un tempo costituivano una sorta di antidoto al maltempo) e in qualche caso anche il caratteristico pane a forma di nodo, da condividere e da mangiare solo dopo aver recitato una preghiera.
Questo prevede la Solennità di San Giuseppe, capace di unire l'autentica religiosità popolare al rituale quasi folkloristico e che cerca di sopravvivere alla scomparsa delle nonne e all'appiattimento dei nostri giorni, in cui c'è sempre meno attenzione per le usanze, i valori e la devozione di un tempo.