Addio a Nicola Miccione, maestro per intere generazioni
Lo storico insegnante aveva 93 anni. I funerali oggi alle ore 17.00 a Sant'Agostino
mercoledì 13 luglio 2016
07.00
È morto ieri mattina, all'età di 93 anni, Nicola Miccione, storico insegnante elementare di Giovinazzo qui immortalato con la classe 5^ elementare del 1971/72 in una rimpatriata avvenuta il 30 luglio 2011, ben 39 anni dopo. Un paese che, da ieri, piange uno dei suoi uomini più illustri, una figura di alto profilo morale e culturale.
Nato il 21 febbraio 1923, ha formato intere generazioni di giovinazzesi. Una intera vita per la scuola, la sua, sino a ricevere, il 31 maggio 1985, il diploma di benemerenza per l'istruzione elementare e materna «per l'opera particolarmente zelante ed efficace - le emozionanti parole del presidente della Repubblica dell'epoca, Sandro Pertini - svolta a favore dell'istruzione elementare e dell'educazione infantile».
Un uomo straordinario nell'insegnamento dell'educazione e del comportamento, una vera autorità paesana, «che cercava di insegnarci a scrivere e sopratutto - ricordano alcuni suoi ex allievi - ad inculcarci il senso civico e del dovere». Temutissima (ed i giovinazzesi la ricordano molto bene ancora oggi, a distanza di anni, nda) era la sua bacchetta in legno, lo strumento principe di "tortura" più usuale divenuto col tempo un vero e proprio insegnamento di civiltà.
«Grazie al maestro Nicola Miccione per averci insegnato il "comportamento" - continuano - con severità e qualche benefica bacchettata sulle mani». Parcheggiata lì, sulla cattedra, come una normale stecca di legno senz'anima, di colpo, prendeva anima e corpo col preciso compito di coadiuvare l'insegnante nell'educazione e nell'erudizione scolastica dell'alunno.
Anzi erano gli stessi genitori ad invogliare i maestri a bacchettare i propri figli, istituzionalizzando in un certo senso il suo uso. Storie d'altri tempi, indimenticabili. E a distanza di più di mezzo secolo, «il maestro Nicola Miccione - proseguono - è riuscito ad inculcarci il rispetto delle regole, del prossimo e sopratutto il senso dell'educazione civica, materia il cui studio era obbligatorio nelle scuole».
Oggi, per fortuna delle nuove generazioni, le cose sono cambiate. La bacchetta è solo un agrodolce ricordo di un tempo che fu, ma Giovinazzo ha perso un pezzo della sua storia. Non solo un padre, un maestro, un uomo di cultura ed educazione. Molto di più. Un uomo saggio che è appartenuto ad una generazione magica, fatta di cose buone, di buoni sentimenti, di alti valori e di un mondo giusto da costruire.
Un uomo di fede e di amore che mancherà a tutti. I funerali si celebreranno oggi alle ore 17.00 nella chiesa di Sant'Agostino.
Nato il 21 febbraio 1923, ha formato intere generazioni di giovinazzesi. Una intera vita per la scuola, la sua, sino a ricevere, il 31 maggio 1985, il diploma di benemerenza per l'istruzione elementare e materna «per l'opera particolarmente zelante ed efficace - le emozionanti parole del presidente della Repubblica dell'epoca, Sandro Pertini - svolta a favore dell'istruzione elementare e dell'educazione infantile».
Un uomo straordinario nell'insegnamento dell'educazione e del comportamento, una vera autorità paesana, «che cercava di insegnarci a scrivere e sopratutto - ricordano alcuni suoi ex allievi - ad inculcarci il senso civico e del dovere». Temutissima (ed i giovinazzesi la ricordano molto bene ancora oggi, a distanza di anni, nda) era la sua bacchetta in legno, lo strumento principe di "tortura" più usuale divenuto col tempo un vero e proprio insegnamento di civiltà.
«Grazie al maestro Nicola Miccione per averci insegnato il "comportamento" - continuano - con severità e qualche benefica bacchettata sulle mani». Parcheggiata lì, sulla cattedra, come una normale stecca di legno senz'anima, di colpo, prendeva anima e corpo col preciso compito di coadiuvare l'insegnante nell'educazione e nell'erudizione scolastica dell'alunno.
Anzi erano gli stessi genitori ad invogliare i maestri a bacchettare i propri figli, istituzionalizzando in un certo senso il suo uso. Storie d'altri tempi, indimenticabili. E a distanza di più di mezzo secolo, «il maestro Nicola Miccione - proseguono - è riuscito ad inculcarci il rispetto delle regole, del prossimo e sopratutto il senso dell'educazione civica, materia il cui studio era obbligatorio nelle scuole».
Oggi, per fortuna delle nuove generazioni, le cose sono cambiate. La bacchetta è solo un agrodolce ricordo di un tempo che fu, ma Giovinazzo ha perso un pezzo della sua storia. Non solo un padre, un maestro, un uomo di cultura ed educazione. Molto di più. Un uomo saggio che è appartenuto ad una generazione magica, fatta di cose buone, di buoni sentimenti, di alti valori e di un mondo giusto da costruire.
Un uomo di fede e di amore che mancherà a tutti. I funerali si celebreranno oggi alle ore 17.00 nella chiesa di Sant'Agostino.