Abbigliamento e calzaturiero in ginocchio, protesta la Confcommercio
In Puglia il comparto risente anche della mancanza del turismo, oltre che dello stop al wedding
sabato 20 marzo 2021
Stop alle vendite per il settore del tessile, abbigliamento e calzaturiero. Tra i provvedimenti della zona rossa c'è anche quello della chiusura dei negozi di queste categorie. Tre settimane cruciali per un intero spaccato dell'economia pugliese e di Bari e Bat: quelle che precedono la Pasqua, segnate dall'arrivo delle nuove collezioni e dall'inizio della stagione primavera-estate.
«Un danno incalcolabile in termini di mancati introiti e di investimenti fatti». L'allarme lo lancia il presidente di Federmoda Bari-Bat, Carlo Saponaro, insieme al presidente di Confcommercio Bari-Bat, Alessandro Ambrosi, all'indomani della decisione di rendere la Puglia zona rossa. I due rappresentati dell'associazione sottolineando «il diffuso disagio economico, sociale e psicologico della categoria ed il bisogno urgente di attenzione per questo settore in vista delle nuove misure che saranno varate per l'economia».
«Ci siamo anche noi del Dl Sostegni?», si chiedono dal settore moda sottolineando di essere, come altri, nella filiera del turismo perché qui in Puglia si avverte anche l'impatto devastante provocato dall'assenza di stranieri e quindi dello shopping turism.
A ciò si aggiunga la preclusione di occasioni sociali, feste e cerimonie che ha provocato un drammatico crollo nelle motivazioni che spingono i consumatori a rinnovare il guardaroba. «Dal 18 maggio 2020, giorno in cui le misure restrittive del lockdown si sono allentate e i negozi di abbigliamento e calzature hanno potuto riaprire , il settore ha tentato di reagire ma non si è mai venduto a prezzo pieno: prima i saldi estivi, poi la possibilità di fare vendite promozionali per incentivare i consumi, e ancora in autunno le nuove restrizioni con il freno alla socialità e infine di nuovo ai saldi di fine stagione autunno-inverno. Ora i nostri negozi sono pieni di nuovi arrivi e noi chiudiamo dopo che comunque abbiamo sostenuto spese enormi per riaprire in sicurezza e adeguare le attività commerciali alle misure sanitarie per la salute dei nostri dipendenti e dei nostri clienti. Paghiamo il salato prezzo degli assembramenti indiscriminati per strada», spiega Saponaro.
«La peculiarità dei negozi di moda sta nella stagionalità delle collezioni, ordinate diversi mesi prima dell'arrivo nelle nostre vetrine, con ordini minimi talvolta imposti e importanti investimenti sulla merce che con ogni probabilità resterà in magazzino, come già accaduto nella scorsa stagione primavera-estate. Anche per queste ragioni è importante che il Governo preveda sostegni per il settore moda. Non basta la proroga delle scadenze fiscali, anche perché spostare in avanti una data non serve a molto. La nostra idea è che questo aiuto sia pari al disavanzo di fatturato e che si immetta liquidità direttamente sui conti correnti degli imprenditori tramite l'Agenzia delle Entrate, un congruo risarcimento non solo per le chiusure ma anche per l'enorme calo di fatturato registrato, a prescindete dall'apertura», conclude Ambrosi.
«Un danno incalcolabile in termini di mancati introiti e di investimenti fatti». L'allarme lo lancia il presidente di Federmoda Bari-Bat, Carlo Saponaro, insieme al presidente di Confcommercio Bari-Bat, Alessandro Ambrosi, all'indomani della decisione di rendere la Puglia zona rossa. I due rappresentati dell'associazione sottolineando «il diffuso disagio economico, sociale e psicologico della categoria ed il bisogno urgente di attenzione per questo settore in vista delle nuove misure che saranno varate per l'economia».
«Ci siamo anche noi del Dl Sostegni?», si chiedono dal settore moda sottolineando di essere, come altri, nella filiera del turismo perché qui in Puglia si avverte anche l'impatto devastante provocato dall'assenza di stranieri e quindi dello shopping turism.
A ciò si aggiunga la preclusione di occasioni sociali, feste e cerimonie che ha provocato un drammatico crollo nelle motivazioni che spingono i consumatori a rinnovare il guardaroba. «Dal 18 maggio 2020, giorno in cui le misure restrittive del lockdown si sono allentate e i negozi di abbigliamento e calzature hanno potuto riaprire , il settore ha tentato di reagire ma non si è mai venduto a prezzo pieno: prima i saldi estivi, poi la possibilità di fare vendite promozionali per incentivare i consumi, e ancora in autunno le nuove restrizioni con il freno alla socialità e infine di nuovo ai saldi di fine stagione autunno-inverno. Ora i nostri negozi sono pieni di nuovi arrivi e noi chiudiamo dopo che comunque abbiamo sostenuto spese enormi per riaprire in sicurezza e adeguare le attività commerciali alle misure sanitarie per la salute dei nostri dipendenti e dei nostri clienti. Paghiamo il salato prezzo degli assembramenti indiscriminati per strada», spiega Saponaro.
«La peculiarità dei negozi di moda sta nella stagionalità delle collezioni, ordinate diversi mesi prima dell'arrivo nelle nostre vetrine, con ordini minimi talvolta imposti e importanti investimenti sulla merce che con ogni probabilità resterà in magazzino, come già accaduto nella scorsa stagione primavera-estate. Anche per queste ragioni è importante che il Governo preveda sostegni per il settore moda. Non basta la proroga delle scadenze fiscali, anche perché spostare in avanti una data non serve a molto. La nostra idea è che questo aiuto sia pari al disavanzo di fatturato e che si immetta liquidità direttamente sui conti correnti degli imprenditori tramite l'Agenzia delle Entrate, un congruo risarcimento non solo per le chiusure ma anche per l'enorme calo di fatturato registrato, a prescindete dall'apertura», conclude Ambrosi.