A Giovinazzo i suoi tesori. Salvare l'arte com'è e dov'è

Ospitiamo un breve articolo di Enrico Tedeschi che sostiene la teoria di Sgarbi e mette in guardia da possibili "fughe" altrove del nostro patrimonio artistico

domenica 27 gennaio 2019
A cura di Enrico Tedeschi
Sappiamo che sono imperdibili ed imprevedibili eventi e presentazioni di Vittorio Sgarbi. Ma forse ancora più importante di questi appuntamenti è il loro back stage, laddove un territorio, con occhio privato, davvero si racconta e si disvela in tutte le sue grandezze, i suoi difetti e le sue ambizioni.

Come è avvenuto quest'ultimo fine settimana dalle nostre parti ed ho esaustivamente riportato nei miei articoli già pubblicati. Ed è proprio in tale circostanza che si è fatto strada un motivato sospetto su un possibile tentativo di trasferimento in altra sede di una delle più importanti tele del nostro Sud, il "San Felice in Cattedra" di Lorenzo Lotto in mostra nella centrale Chiesa di San Domenico di Giovinazzo.

Un allarme, il mio, peraltro estensibile anche alla preziosa cassetta eburnea dell'XI sec., appartenuta nientemeno che a Costanza di Francia e di proprietà della Concattedrale della nostra città. Stiamo dunque parlando di due capolavori assoluti, entrambi ammiratissimi all'ultimo EXPO 2015 di Milano - dove ce li ha portati lui - e già probabilmente salvati inconsapevolmente da Sgarbi, almeno finora, proprio per questo. Una storia intensamente vissuta in prima persona (e documentata) che forse dovrebbe essere proprio il caso di raccontare per intero.

L'importante è però al momento - anche in nome del suo "com'era, dov'era" - vigilare già sin d'ora sul nostro tesoro e sostenere Sgarbi in tutte le sue battaglie in difesa dello straordinario patrimonio artistico nazionale, dovunque si possano accendere. Da Giovinazzo alla più sperduta località del Belpaese.