«A Giovinazzo è vera democrazia?»
Gli interrogativi in una nota dell'Osservatorio per la Legalità ed il Bene Comune
domenica 4 ottobre 2015
04.30
Torna a far sentire la sua voce l'Osservatorio per la Legalità e per il Bene Comune. La fa attraverso una nota inviata ai mezzi di informazione locale ed attraverso la sua pagina Facebook. Ci si interroga sullo stato reale della democrazia a Giovinazzo. Noi abbiamo inteso riportare per intero il comunicato con l'intento di stimolare una discussione costruttiva sull'argomento. A voi lettori il piacere di farvi un'opinione in un senso o in un altro.
«Sono sufficienti le informazioni giornaliere su canali non convenzionali (es. Facebook) o le comunicazioni periodiche del Sindaco alla cittadinanza per poter affermare di vivere in un Comune più democratico e trasparente? Bisogna dare atto che internet ha senz'altro avvicinato le istituzioni al cittadino e ha facilitato l'accesso alle informazioni della vita comunale, consentendo di poter facilmente consultare delibere e atti con un semplice clic dal computer. Ma può bastare tutto ciò? Veniamo infatti alle note dolenti.
Cominciamo proprio da internet e dalla pagina pseudo-istituzionale "Comune di Giovinazzo: cittadini in rete" che il Sindaco utilizza giornalmente per le proprie comunicazioni. È evidente che l'utilizzo "corretto" di tale potente strumento comunicativo è affidato al senso di responsabilità di chi lo gestisce, ed è altrettanto evidente che esso presenti in sé i rischi per diventare strumento di mera propaganda politica. Tentazione alla quale non di rado cede il nostro Sindaco quando esalta, talvolta esageratamente, iniziative proprie o altrui per propagandare una vivacità operativa della nostra cittadina, o vantare virtù "eccezionali" di componenti della sua Amministrazione, o denigrare e delegittimare gli oppositori politici o gruppi d'opinione avversi. Sia ben chiaro! Qui non si vuol impedire al Sindaco di fare propaganda del proprio operato o di quello della sua amministrazione; ciò che si contesta però è che questo venga fatto attraverso un canale non ufficiale, pur mostrandone tutta l'apparenza.
L'attitudine ad accettare la critica e il confronto vero con i cittadini non sembrerebbe proprio una prerogativa di questa Amministrazione; lo rivela il rapporto spesso burrascoso che essa ha con le testate giornalistiche locali. Ai più non saranno sfuggiti i feroci rimproveri al periodico "in Città" su varie questioni, così come alle testate "on-line" ree, a loro dire, di dare spesso spazio a notizie irriverenti e prive di fondamento. Se esaminiamo poi il canale tradizionale attraverso cui si esprime la democrazia di un paese, ossia il Consiglio Comunale, la situazione diventa ancor più grave.
Da tempo assistiamo impotenti a consigli comunali "monchi", nei quali cioè parte dell'opposizione (quella del PD) abbandona l'Aula consiliare o non partecipa al dibattito per contestare il mancato rispetto dei termini di convocazione o il ritardato invio della documentazione sui punti da discutere. Restiamo fortemente perplessi e critici sull'opportunità di questa scelta insistita del PD che, di fatto, impedisce alla cittadinanza di conoscerne il parere su problematiche nevralgiche per la vita politica e sociale della nostra comunità; allo stesso tempo però non possiamo non rilevare che questa maggioranza faccia molto poco per correggere un comportamento istituzionalmente scorretto che di fatto limita le opposizioni nell'esercizio delle proprie funzioni.
Tale situazione viene aggravata dalla reiterata assenza di alcuni Consiglieri (tutti di opposizione) alle sedute consiliari. Secondo il regolamento del Consiglio Comunale, chi si assenta per almeno tre volte consecutive senza motivata giustificazione dovrebbe decadere dall'incarico e lasciare il posto ai consiglieri non eletti più suffragati della stessa lista. Ebbene, questa norma elementare viene puntualmente disattesa. Colpa dei Consiglieri assenteisti, che comunque non intendono "perdere la poltrona" e si ostinano a fornire pezze giustificative, vere o presunte? O anche di chi dovrebbe vigilare, ma non lo fa per convenienza politica? Cosa si aspetta a sanare questa situazione sostituendo gli ormai cronici assenteisti con consiglieri più motivati e disposti a mettersi in gioco al servizio della città? Al tutto si aggiunga poi il ruolo ormai svilito delle Commissioni consiliari, alcune delle quali, lungi dall'assolvere al compito basilare di approfondimento tecnico e verifica della regolarità dei provvedimenti da sottoporre al vaglio del Consiglio Comunale, sono oggi relegate al disbrigo di incombenze meramente formali.
Purtroppo, già dal loro insediamento queste Commissioni hanno avuto vita difficile per questioni legate alla loro composizione, il che di fatto ne impedisce tuttora il regolare funzionamento. È possibile mai che non si possa trovare una soluzione che, senza danneggiare nessuno, restituisca alle Commissioni la loro originaria e insostituibile funzione democratica? A conti fatti, è ormai netta la sensazione che non si riesca più a discutere, ma che ciascuno preferisca urlare le proprie ragioni dal proprio palcoscenico, nonostante tutti, indistintamente, avessero manifestato piena adesione ai "codici etici" proposti dall'Azione Cattolica cittadina in campagna elettorale. Alla dialettica politica tradizionale si è sostituita la comunicazione violenta, preferibilmente su internet, con aggressioni verbali, dileggio, offese personali, calunnie, querele. Sembra paradossale, ma proprio nell'era della comunicazione globale sono andate in crisi le capacità di dialogo e di ascolto e, come non mai, appaiono seriamente erose le regole basilari della democrazia».
A chiunque ne abbia interesse è data, come sempre, facoltà di replica.
«Sono sufficienti le informazioni giornaliere su canali non convenzionali (es. Facebook) o le comunicazioni periodiche del Sindaco alla cittadinanza per poter affermare di vivere in un Comune più democratico e trasparente? Bisogna dare atto che internet ha senz'altro avvicinato le istituzioni al cittadino e ha facilitato l'accesso alle informazioni della vita comunale, consentendo di poter facilmente consultare delibere e atti con un semplice clic dal computer. Ma può bastare tutto ciò? Veniamo infatti alle note dolenti.
Cominciamo proprio da internet e dalla pagina pseudo-istituzionale "Comune di Giovinazzo: cittadini in rete" che il Sindaco utilizza giornalmente per le proprie comunicazioni. È evidente che l'utilizzo "corretto" di tale potente strumento comunicativo è affidato al senso di responsabilità di chi lo gestisce, ed è altrettanto evidente che esso presenti in sé i rischi per diventare strumento di mera propaganda politica. Tentazione alla quale non di rado cede il nostro Sindaco quando esalta, talvolta esageratamente, iniziative proprie o altrui per propagandare una vivacità operativa della nostra cittadina, o vantare virtù "eccezionali" di componenti della sua Amministrazione, o denigrare e delegittimare gli oppositori politici o gruppi d'opinione avversi. Sia ben chiaro! Qui non si vuol impedire al Sindaco di fare propaganda del proprio operato o di quello della sua amministrazione; ciò che si contesta però è che questo venga fatto attraverso un canale non ufficiale, pur mostrandone tutta l'apparenza.
L'attitudine ad accettare la critica e il confronto vero con i cittadini non sembrerebbe proprio una prerogativa di questa Amministrazione; lo rivela il rapporto spesso burrascoso che essa ha con le testate giornalistiche locali. Ai più non saranno sfuggiti i feroci rimproveri al periodico "in Città" su varie questioni, così come alle testate "on-line" ree, a loro dire, di dare spesso spazio a notizie irriverenti e prive di fondamento. Se esaminiamo poi il canale tradizionale attraverso cui si esprime la democrazia di un paese, ossia il Consiglio Comunale, la situazione diventa ancor più grave.
Da tempo assistiamo impotenti a consigli comunali "monchi", nei quali cioè parte dell'opposizione (quella del PD) abbandona l'Aula consiliare o non partecipa al dibattito per contestare il mancato rispetto dei termini di convocazione o il ritardato invio della documentazione sui punti da discutere. Restiamo fortemente perplessi e critici sull'opportunità di questa scelta insistita del PD che, di fatto, impedisce alla cittadinanza di conoscerne il parere su problematiche nevralgiche per la vita politica e sociale della nostra comunità; allo stesso tempo però non possiamo non rilevare che questa maggioranza faccia molto poco per correggere un comportamento istituzionalmente scorretto che di fatto limita le opposizioni nell'esercizio delle proprie funzioni.
Tale situazione viene aggravata dalla reiterata assenza di alcuni Consiglieri (tutti di opposizione) alle sedute consiliari. Secondo il regolamento del Consiglio Comunale, chi si assenta per almeno tre volte consecutive senza motivata giustificazione dovrebbe decadere dall'incarico e lasciare il posto ai consiglieri non eletti più suffragati della stessa lista. Ebbene, questa norma elementare viene puntualmente disattesa. Colpa dei Consiglieri assenteisti, che comunque non intendono "perdere la poltrona" e si ostinano a fornire pezze giustificative, vere o presunte? O anche di chi dovrebbe vigilare, ma non lo fa per convenienza politica? Cosa si aspetta a sanare questa situazione sostituendo gli ormai cronici assenteisti con consiglieri più motivati e disposti a mettersi in gioco al servizio della città? Al tutto si aggiunga poi il ruolo ormai svilito delle Commissioni consiliari, alcune delle quali, lungi dall'assolvere al compito basilare di approfondimento tecnico e verifica della regolarità dei provvedimenti da sottoporre al vaglio del Consiglio Comunale, sono oggi relegate al disbrigo di incombenze meramente formali.
Purtroppo, già dal loro insediamento queste Commissioni hanno avuto vita difficile per questioni legate alla loro composizione, il che di fatto ne impedisce tuttora il regolare funzionamento. È possibile mai che non si possa trovare una soluzione che, senza danneggiare nessuno, restituisca alle Commissioni la loro originaria e insostituibile funzione democratica? A conti fatti, è ormai netta la sensazione che non si riesca più a discutere, ma che ciascuno preferisca urlare le proprie ragioni dal proprio palcoscenico, nonostante tutti, indistintamente, avessero manifestato piena adesione ai "codici etici" proposti dall'Azione Cattolica cittadina in campagna elettorale. Alla dialettica politica tradizionale si è sostituita la comunicazione violenta, preferibilmente su internet, con aggressioni verbali, dileggio, offese personali, calunnie, querele. Sembra paradossale, ma proprio nell'era della comunicazione globale sono andate in crisi le capacità di dialogo e di ascolto e, come non mai, appaiono seriamente erose le regole basilari della democrazia».
A chiunque ne abbia interesse è data, come sempre, facoltà di replica.