A Giovinazzo è allarme alga tossica
Le concentrazioni registrano picchi altissimi lungo tutta la costa, dalla Prima Cala e all'ex lido Lucciola
venerdì 14 agosto 2015
14.10
Ormai più che una preoccupazione rischia di diventare un incubo. Sotto accusa c'è l'alga tossica che sul litorale giovinazzese sta causando più di un problema, come confermano i dati del nuovo bollettino dell'Arpa Puglia sulla diffusione dell'alga tossica nelle nostre acque.
Un report, pubblicato con qualche giorno d'anticipo, particolarmente atteso dai cittadini e dai turisti, in piena organizzazione del Ferragosto al mare.
Le zone da bollino rosso (anche se, in realtà, il fenomeno si ripresenta puntuale ogni anno nella stagione estiva) scendono da sette a quattro e si concentrano tutte sulla costa a nord di Bari, tra la località molfettese Prima Cala e il barese lido Trullo, a San Giorgio.
L'ultimo bollettino dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, determinato con campionature e misurazioni effettuate ogni due settimane in venti diversi siti, si riferisce alle prime due settimane del mese di agosto. Ed anche in questa occasione è stata rilevata la fioritura di Ostreopsis ovata oltre i limiti di norma.
La località maggiormente interessata dal fenomeno è quella tra l'hotel Riva del Sole (dove la concentrazione è di 6.103.927 cellule per litro) e l'ex lido Lucciola (a 200 metri a sud), con 6.585.252 cellule per litro. A Molfetta, in località Prima Cala, a luglio non vi erano dati preoccupanti. Ma i numeri che oggi emergono sono importati con 1.327.622 cellule per litro.
L'ultimo bollettino era stato diffuso lo scorso 6 agosto e segnalava sei zone da bollino rosso, una arancione, su un totale di venti punti monitorati. Già da fine giugno, però, in molte zone del litorale a nord di Bari, ai medici di base erano arrivate decine di segnalazioni di problemi respiratori e febbri sospette dopo la giornata al mare.
L'alga, spiega l'Arpa Puglia, è una specie tipica dei mari tropicali diffusasi probabilmente nel Mediterraneo in maniera accidentale «per mezzo delle acque di zavorra delle navi» ed è arrivata lungo le coste pugliesi a partire dai primi anni del 2000. La popolazione tende a svilupparsi abbondantemente durante i mesi estivi, grazie a fattori ambientali favorevoli come le alte temperature, l'irraggiamento e il mare calmo per periodi superiori ai dieci giorni.
L'Arpa è quindi tornata anche quest'estate ad allertare le Aziende Sanitarie Locali e i comuni interessati dalle alte concentrazioni «per eventuali misure da adottare» poiché, nell'ultimo aggiornamento delle linee guida stabilite dall'Istituto Superiore di Sanità, «la fase di emergenza è prevista a partite da densità superiori a 30.000 cellule/litro». Valori che durante l'ultimo monitoraggio su fondali e in colonna sono stati abbondantemente superati anche a Giovinazzo.
«È sui fondali e sulle coste rocciose che questa alga si concentra», spiegano dall'Arpa Puglia. È bene però chiarire un aspetto importante, vista la stagione turistica in corso: «Non è al contatto con la pelle che si scatenano i sintomi causati dalla sua tossina. I problemi, infatti, non sorgono solo facendo il bagno, ma anche quando, in presenza di mare mosso e di forte maestrale, la tossina viene nebulizzata nell'aria e quindi inalata - rassicurano -. Tuttavia, i sintomi parainfluenzali passano nell'arco di uno, due giorni».
Un report, pubblicato con qualche giorno d'anticipo, particolarmente atteso dai cittadini e dai turisti, in piena organizzazione del Ferragosto al mare.
Le zone da bollino rosso (anche se, in realtà, il fenomeno si ripresenta puntuale ogni anno nella stagione estiva) scendono da sette a quattro e si concentrano tutte sulla costa a nord di Bari, tra la località molfettese Prima Cala e il barese lido Trullo, a San Giorgio.
L'ultimo bollettino dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, determinato con campionature e misurazioni effettuate ogni due settimane in venti diversi siti, si riferisce alle prime due settimane del mese di agosto. Ed anche in questa occasione è stata rilevata la fioritura di Ostreopsis ovata oltre i limiti di norma.
La località maggiormente interessata dal fenomeno è quella tra l'hotel Riva del Sole (dove la concentrazione è di 6.103.927 cellule per litro) e l'ex lido Lucciola (a 200 metri a sud), con 6.585.252 cellule per litro. A Molfetta, in località Prima Cala, a luglio non vi erano dati preoccupanti. Ma i numeri che oggi emergono sono importati con 1.327.622 cellule per litro.
L'ultimo bollettino era stato diffuso lo scorso 6 agosto e segnalava sei zone da bollino rosso, una arancione, su un totale di venti punti monitorati. Già da fine giugno, però, in molte zone del litorale a nord di Bari, ai medici di base erano arrivate decine di segnalazioni di problemi respiratori e febbri sospette dopo la giornata al mare.
L'alga, spiega l'Arpa Puglia, è una specie tipica dei mari tropicali diffusasi probabilmente nel Mediterraneo in maniera accidentale «per mezzo delle acque di zavorra delle navi» ed è arrivata lungo le coste pugliesi a partire dai primi anni del 2000. La popolazione tende a svilupparsi abbondantemente durante i mesi estivi, grazie a fattori ambientali favorevoli come le alte temperature, l'irraggiamento e il mare calmo per periodi superiori ai dieci giorni.
L'Arpa è quindi tornata anche quest'estate ad allertare le Aziende Sanitarie Locali e i comuni interessati dalle alte concentrazioni «per eventuali misure da adottare» poiché, nell'ultimo aggiornamento delle linee guida stabilite dall'Istituto Superiore di Sanità, «la fase di emergenza è prevista a partite da densità superiori a 30.000 cellule/litro». Valori che durante l'ultimo monitoraggio su fondali e in colonna sono stati abbondantemente superati anche a Giovinazzo.
«È sui fondali e sulle coste rocciose che questa alga si concentra», spiegano dall'Arpa Puglia. È bene però chiarire un aspetto importante, vista la stagione turistica in corso: «Non è al contatto con la pelle che si scatenano i sintomi causati dalla sua tossina. I problemi, infatti, non sorgono solo facendo il bagno, ma anche quando, in presenza di mare mosso e di forte maestrale, la tossina viene nebulizzata nell'aria e quindi inalata - rassicurano -. Tuttavia, i sintomi parainfluenzali passano nell'arco di uno, due giorni».